La guerra che ormai da più una settimana si è scatenata in Ucraina a causa dell’attacco dei militari russi ha attivato la macchina della solidarietà in tutto il mondo, anche in Italia. A Palermo appena due giorni fa sono rientrate una madre di origini ucraine con le due figlie palermitane, di cui una disabile. Una storia che ha coinvolto anche diverse figure istituzioni.
Tanti sono gli ucraini si sono ritrovati nel giro di brevissimo tempo a dover scappare e trovare un rifugio in un altro paese. Ad esempio come due studentesse universitarie ucraine Nella e Ina, rispettivamente di 22 e 20 anni che sono ospiti di Paola De Caria, una donna di Palermo.
Le due ragazze sono figlie di una signora che Paola conosce da tempo: “La loro madre che vive e lavora a tutto servizio a Palermo non aveva dove mandarle, per questo ho deciso di accoglierle – spiega a Palermo Live Paola -. Sono arrivate di fretta e furia dalla Polonia sabato notte, avevano solo una borsa“.
Nella e Ina sono arrivate dalla Polonia dopo varie peripezie. “Non stanno tanto bene, sono molto sotto shock. Sono arrivate in condizioni disastrose, senza vestiti, senza mangiare e congelate dal freddo. Cerco di dargli un po’ di calore, gli cucino dei dolci. Alle 20 di sera diciamo il rosario insieme con la comunità ucraina, anche se non parliamo la stessa lingua. Poi ceniamo, cerchiamo di parlare col traduttore. Hanno difficoltà a dormire perché sono sempre in contatto con i loro familiari in Ucraina, gli zii, la nonna ed i nipotini che non possono lasciare il paese”.
“Devo dire la verità: è terribile – afferma Paola -. Quando contattano il loro paese si sentono esplosioni, spari, urla, aerei. Non hanno più niente, sono disperate, hanno lasciato tutto perché hanno avuto solo cinque minuti di tempo per scappare. Nessuno tra loro se lo aspettava, pensavano che Putin bluffasse. Attraverso l’associazione “Nuovi confini” di via Evangelista Di Blasi le due ragazze stanno dando una mano nel preparare dei pacchi da mandare in Ucraina con medicinali, alimentari e coperte“.
Il cuore e la generosità di Paola vanno oltre le difficoltà: “Dialoghiamo con il traduttore del cellulare oppure chiedo aiuto a loro madre, anche per mangiare è difficile capirci. Sono sacrifici, ma sto cercando di dare il giusto calore di cui hanno bisogno“.