Vincenti: «Ecco i segreti di una start up di successo»

I consigli dell’avvocato palermitano a chi vuole creare impresa in Sicilia

Tutto è più semplice di quanto pensi e nello stesso tempo più complesso di quanto tu immagini”. Parafrasando questa frase di Johann Wolfgang von Goethe si può descrivere il punto di partenza e quello di arrivo della creazione di un’impresa in Sicilia. In una terra complessa come questa, una scommessa imprenditoriale può essere una missione impossibile o una sfida vincente. A fare la differenza sono le idee, le scelte e soprattutto le capacità. La chiave del successo è il knowhow secondo Andrea Vincenti,avvocato partner fondatore dello studio legale internazionale LEXIA Avvocati, docente universitario di diritto commerciale e consulente legale di numerose start up a livello regionale e nazionale.

L’INTERVISTA

Se volessi avviare una start – up cosa dovrei fare?

L’iter non è complesso. Dal 2012 il legislatore nazionale ha introdotto un nutrito corpus di norme dedicate alle start up innovative: dalle agevolazioni sui costi di costituzione e gestione, ai benefici di natura fiscale ad un diritto societario “dedicato”. In effetti la fase costitutiva è il minore dei problemi, dato che in pochi giorni e con costi molto contenuti si può far vedere la luce alla propria start up. E tuttavia, la fase genetica non deve essere sottovalutata, dato che è in quel momento che si delinea il “peso” di ciascun socio all’interno della società: invece di rimettersi a format di statuto “precompilati”, è molto importante nella fase costitutiva individuare ed adottare – con non facile lungimiranza – un assetto societario che traduca in clausole statutarie il ruolo ed i diritti di ogni socio coinvolto nel progetto alla base della start up. Nella mia attività di consulenza, ho spesso registrato malcontenti rispetto a scelte adottatecon leggerezza all’inizio dell’avventura imprenditoriale, sulle quali hanno poi inciso vari fattori che sarebbe stato meglio prevedere già in fase di costituzione. Ed allora, meglio essere prudenti, magari dedicando un po’ di tempo alla definizione dell’architettura societaria della start up, per evitare di scontrarsi con problematiche spesso di difficile, se non impossibile, risoluzione”. 

Oggi sembra prevalere il principio secondo cui la chiave del successo sia quella di avere in tasca una buona idea. Che ne pensa?

Certamente senza un’idea di base, non si può neanche partire. Ma non è sufficiente, perché anche un’idea geniale rischia di non tradursi mai in un’attività imprenditoriale di successo, in assenza di progettualità e competenze. Qualunque idea di business, anche la più originale ed innovativa, deve essere supportata da un adeguato business plan, da un progetto di marketing, da consulenti che individuino le migliori soluzioni legali e finanziarie per quel tipo di attività. E’ necessario avere chiari gli obiettivi, cosa diventare nel medio lungo periodo. Spesso quando una start up ottiene dei finanziamenti, pubblici o privati che siano, si tende a ritenere che quella realtà abbia già raggiunto il successo: in realtà non è così, l’avere credito sul mercato è sicuramente un risultato importante, ma è il soltanto il primo passo: non dimentichiamo che la start up deve tendere alla produzione di nuova ricchezza, e l’indebitamento è il mezzo per il raggiungimento dello scopo, ovvero la produzione di utili, e non lo scopo stesso!

Quindi oltre ad una buona idea, cosa occorre affinchè un progetto imprenditoriale possa avere successo?

Non mi stancherò mai di ripeterlo, le competenze manageriali sono requisito essenziale di ogni iniziativa imprenditoriale, sia essa un pub o una multinazionale: la commistione tra proprietà e gestione è un tratto caratterizzante del capitalismo italiano, nel quale troppo spesso chi investe nell’impresa ritiene di essere per ciò stesso un buon manager. Numerose esperienze di successo dimostrano come la separazione tra proprietà e gestione sia spesso la chiave della stessa sopravvivenza sul mercato di un’impresa: la complessità del mondo produttivo, la globalizzazione del mercato ed un sistema giuridico sempre più complesso impongono di affidare il timone delle aziende a figure professionali formate per la gestione di impresa e, aggiungo, supportate da consulenti specializzati: molti imprenditori lungimiranti hanno deciso, con umiltà ed intelligenza, di fare un passo indietro e di affidare la propria azienda a manager di comprovata esperienza. Del resto, cosa conta di più, indicare sul proprio biglietto da visita di essere il ceo della propria azienda o essere il proprietario di un’azienda sana, il cui ceo sia un altro?”

Quanto sopravvive una start up in Sicilia? 

“La mortalità è alta, sfiora il novanta per cento, ma non per questo ci si deve scoraggiare: ai miei studenti ricordo sempre di esercitare l’arte del dubbio, di non limitarsi alla superficie ma di scavare in profondità. E questa è la chiave del successo di ogni attività umana, ovviamente anche di chi fa impresa. Siamo portati a innamorarci delle nostre idee, divenendone schiavi. Il vero imprenditore, invece, è colui che non da mai nulla per scontato ed è pronto a rimettere tutto in discussione. Una idea imprenditoriale, per quanto geniale, non ha vita lunga, però, se non supportata da adeguate competenze: ecco che allora non può che essere accolta con favore la nascita in Sicilia di business school che formino i manager di domani”.

Quali sono secondo lei, i settori del futuro nel mondo delle start up?

La pandemia che quest’anno ha colpito anche il nostro Paese deve costituire una opportunità per ripensare un modello di società che, per molti aspetti, è ormai obsoleto: il mondo del lavoro può rappresentare un fondamentale banco di prova di innovazioni, anche tecnologiche, che possono senz’altro essere sviluppate da start up: smartworking, gig economy, sono mondi in cui le declinazioni applicative di nuove tecnologie sono soltanto agli esordi. Non dimentichiamo che la capacità di adattamento è la chiave della sopravvivenza: in un mondo in continua evoluzione, soltanto le imprese che sanno reinventarsi riescono a rimanere sul mercato, si pensi al noto caso di Netflix, nata come società di noleggio di dvd per posta ed oggi una delle principali piattaforme di streaming.
E tuttavia, anche se il mondo corre, è fondamentale trovare il tempo (e la voglia) di approfondire, studiare ed arricchirsi, perché solo chi è competente può avere successo. In Sicilia abbiamo tanti giovani volenterosi a cui dobbiamo solo fornire le “armi” per realizzarsi professionalmente. Ci sono notevoli margini di sviluppo e crescita e sono fermamente convinto che,nonostante tutto, in Sicilia fare impresa non sia un’impresa”.

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