Le prove d’amore e il suicidio, parla l’ex di Vincenzo Cancemi: “Io odiata sui social per aver detto di no”

Il 42enne è stato trovato morto il 28 aprile scorso nella casa di campagna dei genitori a Marzamemi. A fare scalpore la controversa relazione fatta di accesi litigi e video nei quali l’uomo attuava gesti estremi per farsi perdonare dalla fidanzata

vincenzo cancemi

È finita a “Chi l’ha visto?” su Rai 3 la tragica storia di Vincenzo Cancemi, 42enne trovato morto il 28 aprile scorso nella casa di campagna dei genitori, in contrada Lettiera, a Marzamemi, nel Siracusano. Una storia dai contorni ancora foschi che vede, da un lato, la famiglia dell’uomo rifiutarsi di celebrare i funerali e chiedere a gran voce l’autopsia e, dall’altro, il gip che ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura ritenendo che il giovane si sia suicidato.

A documentare il gesto un lungo video, filmato dallo stesso Cancemi, che esordisce: “Ti dimostro che comunque morirei per te”. Un filmato sulla cui veridicità la famiglia nutre dei dubbi, ritenendo che possa essere stato manomesso; il gip però, nell’archiviare il caso, ha scritto che gli esami dei tecnici mostrano l’assenza di eventuali manipolazioni. 

Le prove d’amore e il suicidio, la storia di Vincenzo Cancemi

Per delineare meglio i contorni della vicenda è, però, necessario fare un passo indietro. Il filmato risalente a quel 28 aprile 2022 non è che l’ultimo di una serie di video nei quali Vincenzo Cancemi si sottopone a torture di vario genere: strisciare nudo sulle spine, inginocchiarsi o camminare scalzo su piante che gli pungono i piedi piuttosto che presso la piazza del paese. Sarebbero delle “prove d’amore” mandate alla sua donna per dimostrare di tenere a lei e chiedere scusa per errori o mancanze. 

La relazione, nata nel 2010 e andata avanti per undici anni, appare difficile e travagliata. Fin dall’inizio la contrassegnano i rapporti ostili tra la fidanzata e la famiglia Cangemi: la sorella di Vincenzo, Giusi, e mamma Fortunata raccontano alla trasmissione di Rai 3 che al primo incontro la donna avrebbe schiaffeggiato il fidanzato davanti a loro solo perché lui avrebbe detto che voleva stare insieme a lei. Da quel momento i rapporti si sarebbero incrinati al punto tale che Vincenzo chiamava la madre di nascosto. 

Ad aggravare ulteriormente quel rapporto già difficile, fatto di litigi e “prove d’amore”, una lettera anonima diffusa per tutta Portopalo di Capo Passero (dove la coppia era andata a vivere) e giunta anche a Pachino, che attribuiva a Vincenzo la storia con una donna che avrebbe tradito il marito.

Il racconto dell’ex compagna

La vicenda qualche mese fa era già finita in tv grazie alle “Iene”, che, oltre a contattare la compagna di Vincenzo, avevano anche mandato in onda alcuni audio o telefonate tra i due. La donna adesso ha deciso di parlare a “Chi l’ha visto?” per difendersi dall’odio che l’ha travolta sui social. “Vivo chiusa dentro quattro mura perché le minacce sono veramente eccessive”, racconta. 

Parla così della storia col 42enne: “Si sentiva in colpa sempre per il fatto che poi doveva rimediare. Io spesso dicevo: ‘Voglio un uomo che mi ama, che fa di tutto per me perché non posso sopportare un uomo che mi lascia in ospedale 3/4 giorni e mi fa guidare la macchina con dodici punti all’ascella’. Radioterapia e tutto il resto, ho affrontato tutto da sola”.

Davanti ad un uomo a suo dire assente e a una storia difficile, la donna avrebbe voluto troncare la relazione: “Volevo chiudere, perché lo capivo che era una relazione tossica”, ripete più volte. Quanto ai video: “Li faceva lui autonomamente, io chiedevo dimostrazioni d’affetto ma non questo”.

“Non ci volevo stare anche se gli volevo bene, perché scoprivo sempre più cose che mi facevano del male – prosegue il racconto -. Però gli volevo bene, la mia famiglia lo ha accolto a ogni compleanno e Natale per undici anni, amato dalla mia famiglia come un figlio ma ognuno stava a casa sua perché la convivenza era peggio. Non avevo libertà di uscire. Poi c’era quel pizzico di gelosia, io non avevo fiducia in lui perché sono stata tradita troppe volte, ho perdonato troppe volte. In undici anni ho perdonato forse 10/12 volte e ho capito che non ci riuscivo più”.

In alcuni audio a Vincenzo la donna faceva riferimento, con rabbia, alla richiesta di ucciderne il padre. “Nel 2010 mi è stato bruciato un chiosco di 40mila euro che ho pagato per sette anni senza avere niente. Mi è costato un occhio. Purtroppo ero molto arrabbiata, mi passava per la testa di tutto – spiega -. Potevo immaginare chi l’avesse fatto, chi non l’avesse fatto, e gliel’ho detto, ho detto delle frasi assurde in quel momento perché magari ero arrabbiata. Preferisco non accusare nessuno su questa cosa perché non mi sembra corretto, ma nelle chiamate nel 2010 in preda alla rabbia avrò detto di tutto, nemmeno ricordo”.

L’ex di Vincenzo Cancemi: “Minacce e volgarità nei miei confronti”

Poi il racconto del giorno della morte di Vincenzo. La donna dichiara di averlo visto intorno a mezzogiorno e di averlo poi sentito telefonicamente; davanti alla sua volontà di lasciarlo, Vincenzo avrebbe detto che si sarebbe ucciso ma lei non avrebbe preso la cosa sul serio. Andata successivamente a casa sua a Marzamemi, avrebbe trovato il corpo e chiamato all’ambulanza.

Allertate, le famiglie si sono presentate sul posto. “Questo zio mi ha sferrato un calcio nella spalla e sulla testa, tanto che la polizia mi ha fatto salire in macchina – racconta la donna -. Lì ho trovato la zia che mi ha detto minacce di morte di tutti i colori. Mia figlia stava lì, una ragazza giovanissima, cercava di difendermi; io non potevo nemmeno parlare, come se mi volessi ingoiare la lingua, volevo sparire. Mi hanno fatto andare in caserma per tutelarmi”.

Adesso la donna afferma di vivere “chiusa dentro quattro mura”, per le minacce e le volgarità scritte contro di lei sui social. “C’è di tutto nei miei confronti, la mia famiglia si preoccupa perché dice: ‘Guarda cosa deve subire una donna perché dice di no’.” Poi aggiunge: “Io potevo salvare Vincenzo rimanendo con lui, ma io avevo il diritto di farmi una vita. E per aver detto: ‘No, non ci voglio stare’ sto ricevendo tutto questo”.

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