Il padre della ragazza 19enne violentata venerdì sera su una stradina sterrata ad Anzio è dilaniato dal dolore. Quando, a notte fonda, lo hanno chiamato dall’ospedale perché la figlia era stata ritrovata sotto choc, vittima di violenza sessuale, era in preda ad una rabbia incontenibile. “Lo stupratore deve augurarsi che la polizia lo trovi prima di me. Se scopro chi è, non risponderei delle mie azioni».
Chi lo ha visto, parla di un uomo che teneva le mani chiuse a pugno, il volto sconvolto, la mascella serrata, lo sguardo perso e quelle parole che si ripetevano sempre uguali. Rabbia cocente nel pensare alla figlia afferrata, violentata su un prato incolto, dietro una baracca ritrovo di disperati e tossici.
La ragazza aveva fatto una passeggiata in un centro commerciale vicino ad Anzio con un’amica. Poi erano tornate indietro con l’autobus e lei è scesa quando ormai era buio. Per arrivare prima a casa aveva deciso di “accorciare” percorrendo un viottolo. Salutandosi sul mezzo con l’amica che proseguiva la corsa, si erano accordate per ‘stare collegate’ al telefono. Ma ad un certo punto la comunicazione fra le due ragazze si è interrotta quando un uomo, tuttora ricercato, ha afferrato la vittima da dietro, trascinandola sull’erba e violentandola. La madre nel frattempo, non vedendola rientrare ha dato l’allarme: «Mia figlia non è tornata a casa, non risponde al telefono né ai messaggi ».
Gli agenti del commissariato hanno iniziato a cercarla e l’hanno trovata. Dopo la violenza, la ragazza era riuscita a raggiungere il ciglio della strada principale. «Mi hanno violentata» ha detto tra le lacrime. Poi il trasferimento in ospedale dove i sanitari hanno avviato le procedure specifiche dedicate alle violenze sessuali. Del suo aggressore al momento non c’è traccia. Non c’è un identikit e la 19enne non ha saputo fornire elementi utili a definire anche una vaga descrizione. Pure gli impianti di videosorveglianza della zona non inquadrano l’area interessata. A questo punto delle indagini, senza testimoni, senza descrizioni e senza immagini utili, sarà dirimente l’esame del Dna raccolto sulla vittima e sui suoi indumenti. Si confida di poter estrapolare tracce genetiche maschili da confrontare con quelle registrate in banca dati, sperando che l’uomo sia già schedato.