Il video di una rissa esplosa in via Brunelleschi, a Palermo, è diventato virale sui social, mostrando scene di violenza che purtroppo stanno diventando sempre meno rare in città. Alla Zisa, in via Orazio Antinori, un 29enne palermitano è stato accoltellato alla schiena, mentre un altro giovanissimo ha avuto la stessa sorte, pare al culmine di una lite, alla Vucciria. Nello stesso posto, qualche giorno fa, un turista del Nicaragua è finito nel mirino di una baby gang: colpito con calci e pugni, è stato derubato del cellulare. A completare il quadro di disordini e violenza ciò che è accaduto in via Don Minzoni, sempre nella notte di sabato. Sul posto sono dovute intervenire diverse volanti perché un uomo avrebbe rischiato il linciaggio da parte dei presenti, pare a seguito di presunti tentativi di abuso a una 19enne.
È solo una rapida carrellata delle notizie di cronaca degli ultimi giorni ma mostra un crescendo di violenza a Palermo: c’è quella domestica, quella che si consuma in strada, nei luoghi della movida, quella che vede personale sanitario e arredi dei vari pronto soccorso distrutti sotto la furia di qualcuno.
Sono tutti casi in relazione ai quali gli inquirenti stanno conducendo le dovute indagini. Ciò che stupisce però è che si tratta di episodi che si collocano a brevissima distanza l’uno dall’altro e che sono solamente esempi di una piaga che appare sempre più dilagante. Non solo a Palermo, però, è bene precisarlo: l’Indice della Criminalità de Il Sole 24 Ore ha collocato il capoluogo siciliano in 21esima posizione nella graduatoria delle province meno sicure in rapporto alla popolazione residente. La lista, che tiene conto delle denunce per furti, rapine e altri reati contro la persona, vede in cima Milano, Roma e Firenze. Palermo è prima tra le siciliane, seguita da Catania al 24esimo posto e Siracusa al 25esimo.
I cittadini chiedono maggiori controlli e più sicurezza, insieme ai commercianti che più volte hanno espresso timore e stanchezza davanti a furti e rapine ormai all’ordine del giorno. Malcontento anche tra le fila della polizia: Giovanni Assenzio, segretario provinciale Uil Polizia Palermo, illustrando i dati relativi all’organico spiega che in città si registra una forte carenza. “In appena dieci anni il personale dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Palermo è diminuito del 25% – recita una nota – passando da 410 agenti in servizio nel 2014 ad appena 310 nel 2024, mentre la Squadra mobile si è ridotta da 285 unità del 2019 a 204”.
“Ho avuto contatto con ragazze che hanno subito aggressioni in strada. Adesso frequentano il mio corso, stanno apprendendo il concetto di autostima e la consapevolezza di riuscire a cavarsela in certe situazioni. Imparare le basi all’interno del corso fa sì che se, ahimè, dovesse succedere ancora, la ragazza abbia la capacità di dimenarsi e fuggire a chiedere aiuto”. A parlare a Palermo Live è Giuseppe Di Salvo, istruttore difesa personale, esperto nella disciplina Krav Maga. I suoi corsi a Palermo stanno registrando l’adesione di gente di tutte le età, uomini e donne, che desiderano essere preparati davanti a situazioni impreviste o che ne sono stati vittima.
“Non c’è una grande divergenza tra i due generi: seguo tanti uomini che cercano di imparare, anche per ragioni di lavoro, e tante ragazze che vogliono difendersi anche per avere padronanza del proprio corpo”, spiega Di Salvo che si occupa di difesa personale a 360 gradi, passando per antibullismo, violenza domestica e corsi rivolti a chi è affetto da sindrome di Down.
Chiaramente si tratta di un tema caldo ed estremamente delicato, i cui confini devono essere chiari per non cadere nel grosso errore di rispondere alla violenza con la violenza. “Noi ci occupiamo di difesa – specifica Di Salvo -. Abbiamo un aggressore e dobbiamo prestare anche molta attenzione agli articoli del codice penale che tutelano la difesa personale e ne puniscono l’eccesso. Il motto che mi accompagna da quando insegno è ‘La tua vita è importante, noi ti aiutiamo a proteggerla’”. Un consiglio da “esperto” è quindi quello di tenere sempre presente la “Legge delle tre D: difesa, denuncia e dignità propria. Dico sempre questo ai ragazzi: è una difesa, non ci alziamo la mattina e aggrediamo il primo che taglia la strada. Che sia chiaro. L’unico scopo è portare a casa la vita. La base della nostra disciplina è proprio la dignità e la consapevolezza di ciò che si è capaci di fare. Questa è la base da cui partire. Per questo si lavora su autostima, controllo delle emozioni e miglioramento della forma fisica”.