Al cinema arriva “Vite da Sprecare”, un film di Giovanni Calvaruso. Il film racconta quella che è passata alla storia come la “Strage di Alcamo Marina”, che vide l’assassinio di due carabinieri: il diciannovenne Carmine Apuzzo e l’appuntato Salvatore Falcetta.
Una produzione Tramp Limited – Social Movie Production in collaborazione con Arteservice, con un cast tutto siciliano: Filippo Luna, Paride Benassai, Maurizio Bologna, Vincenzo Ferrera, Sergio Vespertino, Alessio Barone, Cesare Biondolillo, Alessandro Agnello, Fulvio Emanuele, Gaspare Grimaudo, Massimo Pupella, Carlo Teresi, Antonio Puccia (App. Salvatore Falcetta), Pietro Tutone, Vincenzo Albanese, Gerlando Gramaglia, Antonio Pandolfo.
Vite da sprecare si svolge in Sicilia nel 1976 e racconta la “Strage di Alcamo Marina”, in cui furono assassinati due giovani carabinieri: l’appuntato Salvatore Falcetta di 35 anni e il carabiniere semplice Carmine Apuzzo, appena diciannovenne. I due militari furono uccisi nel sonno e fin da subito le versioni ufficiali fornite dagli stessi Carabinieri non convinsero né la stampa né l’opinione pubblica.
Vite da sprecare è anche la storia di altri cinque uomini, alcuni all’epoca ancora minorenni, ingiustamente accusati e costretti a confessare un crimine non commesso e per il quale sono stati condannati a svariati anni di prigionia.
È un film che utilizza i canoni e i ritmi del genere noir per raccontare un duplice omicidio rimasto ancora oggi irrisolto. La sensazione è che gli inquirenti avessero fretta di chiudere le indagini e consegnare alla stampa, alla magistratura e all’opinione pubblica dei colpevoli. Veri, presunti o falsi che fossero. Cosa accadde realmente quella notte? Chi furono gli esecutori materiali del duplice omicidio? Chi gli eventuali mandanti?
Alla conferenza stampa presente il regista e parte del cast, ospiti d’eccezione Gaetano Sant’Angelo e Benedetta Mandalà, figlia di Giovanni Mandalà.
Alessio Barone, che interpreta Giovanni Mandalà, ha affermato: “Giovanni non confesserà mai, ma non c’entrerà mai nulla. Mi soffermo a dire che dopo tanti anni la giustizia ha fatto il suo corso”.
Di grande impatto le parole di Benedetta Mandalà, che visibilmente emozionata ha voluto fare una riflessione per l’occasione: “Ho amato molto mio padre, lo andavamo a trovare due volte l’anno. Non è facile, è brutto vedere il proprio padre dietro le sbarre. Mia madre ha fatto una scelta dura ma necessaria per noi, a me e mio fratello ci ha chiusi in collegio, ho vissuto una doppia mancanza. Il giorno più brutto è stato il 12 ottobre del 1987, a mio padre hanno dato l’ergastolo in maniera irreversibile. Vedere questo film riapre un cassetto, ma è giusto che tutti sappiano la verità. Ho vissuto mio padre per sei mesi ma sono stati i sei mesi più belli della mia vita”
Una film che cerca di fare luce su uno dei grandi delitti irrisolti della nostra nazione, un film che non si vergogna a mostrare le falle del sistema giudiziario dell’epoca e come coloro che dovrebbero essere considerati i buoni sono invece i primi carnefici. A tal proposito Paride Benassai, che interpreta uno dei marescialli, ha affermato: “Questa storia deve essere vista e ascoltata. Il suo luogo naturale sarebbe la Rai, Mediaset. È una storia che appartiene al popolo italiano e come tale deve essere vista da tutti”
È il 27 gennaio del 1976, in piena notte un comando militare fa irruzione nella caserma dei carabinieri di Alcamo Marina, in provincia di Trapani. All’interno vengono ritrovati due carabinieri trivellati da colpi di pistola, si tratta di Carmine Apuzzo e Salvatore Faccetta.
Le indagini si susseguono e in un primo momento si pensa che i responsabili siano le Brigate Rosse. Ben presto si rivelerà una pista vuota così come tutte le altre. Cinque uomini all’epoca minorenni, si assunsero la responsabilità del delitto e condannati a diversi anni di prigione. Nel 2012 i condannati furono dichiarati non colpevoli durante la revisione del processo. Ad oggi non si sa ancora chi furono i mandanti e gli esecutori di quella terribile strage.