“Viviana Parisi si è uccisa”: Procura chiede archiviazione inchiesta

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la donna si sarebbe volontariamente allontanata dall’auto e diretta verso il traliccio da cui si è poi lanciata

viviana

Angelo Cavallo, procuratore di Patti, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione dell’inchiesta relativa alla morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele.

Il corpo della donna fu ritrovato l’8 agosto 2020. Si trovava ai piedi di un traliccio dell’alta tensione; dopo undici giorni di ricerche anche i resti del figlioletto furono rinvenuti a circa 800 metri di distanza. Il fascicolo, aperto contro ignoti, verte attorno alle ipotesi di reato di omicidio, sequestro di persona e omissioni di atti di ufficio. Adesso la ricostruzione della Procura ipotizza, però, che la donna si sia suicidata e che la morte del piccolo possa essere legata ad un drammatico suo gesto. Da qui la richiesta d’archiviazione dell’inchiesta.

“Nessuna responsabilità di terzi”

“È possibile affermare, con assoluta certezza come nella vicenda in esame non sia configurabile alcuna responsabilità dolosa o colposa, diretta o indiretta, a carico di soggetti terzi. Nessun soggetto estraneo ha avuto un ruolo, neanche marginale, mediato o indiretto, nella causazione degli eventi”. Così scrive in una nota il procuratore Angelo Cavallo. “L’intera vicenda, in realtà, è ascrivibile in modo esclusivo alle circostanze di tempo e di luogo, al comportamento ed alle condotte poste in essere da Viviana Parisi e al suo precario stato di salute, purtroppo non compreso sino in fondo, in primo luogo da parte dei suoi familiari più stretti”.

La Procura ritiene che Viviana Parisi, dopo l’incidente in galleria, si sia “volontariamente allontanata” insieme al bambino e nascosta da chi la stava cercando. Inoltre, le varie indagini tecniche svolte, secondo il procuratore, “hanno permesso di accertare come Viviana, senza ombra di alcun dubbio, si sia volontariamente lanciata dal traliccio dell’alta tensione, con chiaro ed innegabile intento suicidario”.

La relazione del procuratore Cavallo spiega, inoltre, che al di là degli esiti degli accertamenti tecnici, si è effettuato un controllo capillare sui soggetti a qualunque titolo “gravitanti” nella zona. “Sono stati identificati, controllati, assunti a sommarie informazioni ed intercettati per lungo tempo tutti i raccoglitori del sughero, gli allevatori ed i soggetti comunque presenti nella zona. Le loro dichiarazioni sono apparse lineari, coerenti, scevre da contraddizioni di sorta, riscontrandosi reciprocamente, sulla presenza in zona e sui successivi spostamenti, non facendo emergere alcun elemento di sospetto o di dubbio, e confermando la loro completa e totale estraneità ai fatti: nessuno di loro ha mai visto, né tanto meno incontrato Viviana ed il figlio Gioele”.

Anche l’esame dei tabulati telefonici non ha restituito alcun dato che possa allarmare, così come le conversazioni telefoniche ed ambientali intercettate.

Incertezze sul piccolo Gioele

La Procura giunge a tali conclusioni dopo l’arrivo dell’esito dell’autopsia effettuata sul corpo di Viviana Parisi, ritrovato a cinque giorni dal decesso. Ad effettuare l’esame le università di Palermo e Messina.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo l’incidente, Viviana, sola e sotto shock, avrebbe corso col figlio di quattro anni in braccio. Nessuno la inseguiva nel percorso fino al traliccio dell’Enel, da cui si è poi lanciata.

Non vi è certezza su cosa sia accaduto a Gioele. Forse la donna lo ha soffocato prima dell’estremo gesto, ma si tratta solo di ipotesi. I resti del suo corpo, dilaniato dagli animali, portano ad escludere un’aggressione. Non risultano inoltre traumi alla testa.

La Procura ha infine autorizzato la restituzione dei corpi di madre e figlio. Potranno così essere celebrate le esequie, come Daniele Mondello, marito di Viviana e padre di Gioele, aveva chiesto qualche tempo fa.