La mafia voleva essere il punto di riferimento per le famiglie indigenti del quartiere Zen di Palermo. Organizzando una distribuzione alimentare per i poveri. Dall’operazione “Bivio”, che ha portato all’arresto di 16 persone del mandamento di Tommaso Natale, emerge che nel primo lockdown del 2020 per le famiglie indigenti dello Zen era stata organizzata una distribuzione alimentare per i poveri. Ciò dimostra come Cosa Nostra sia sempre alla ricerca del consenso sociale e di riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso. E lo fa anche cercando di accreditarsi come referente in grado di fornire aiuti aiuti alla popolazione.
L’operazione «Bivio» ha offerto uno spaccato delle periferie palermitane, e ancora una volta ha fatto capire che la mafia è sempre è sempre pronta ad approfittare di ogni occasione. Anche sostituendosi allo Stato spesso lento o assente. Per le tante famiglie chiuse in casa, rimaste senza niente da mettere in tavola, ecco che sono arrivati arrivano sacchi pieni di spesa. Diventando così punto di riferimento nei momenti di bisogno. È stato Giuseppe Cusimano, 37 anni, per tutti il nuovo capo della “famiglia” mafiosa dei quartieri Zen-Pallavicino, ad occuparsi delle tante famiglie indigenti del quartiere. In quel difficile momento storico aveva capito la forte valenza simbolica del “welfare”. Non solo, ma sempre in tema di welfare, ha sfruttato per lui anche quello statale. Cusimano, come altri quattro mafiosi arrestati ieri, percepiva il reddito di cittadinanza. Nella migliore tradizione criminale un boss che si rispetti deve essere sempre ufficialmente nullatenente.