Il caso Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010 e ritrovata senza vita il 26 febbraio del 2011, potrebbe essere a una svolta.
Il Tribunale di Venezia, che ha competenza sui magistrati di Bergamo, si è infatti pronunciato ufficialmente sullo spostamento delle cinquantaquattro provette che contengono la traccia biologica mista di vittima e carnefice.
Precisamente, dal frigorifero dell’Ospedale San Raffaele di Milano all’Ufficio Corpi di reato del Tribunale di Bergamo.
Nello specifico, il giudice per le indagini preliminari di Venezia Alberto Scaramuzza ha ordinato l’iscrizione nel registro degli indagati del pubblico ministero di Bergamo Letizia Ruggeri, procuratore del caso, per valutare un’eventuale frode processuale o un depistaggio da parte del magistrato.
Un vero e proprio colpo di scena nella vicenda che ha portato alla condanna all’ergastolo in ultimo grado di Massimo Bossetti, manovale di Mapello accusato dell’omicidio di Yara, che però ha sempre proclamato di essere innocente.
Le indagini disposte dal Tribunale di Venezia riguardano i campioni spostati da Milano a Bergamo: per Claudio Salvagni, difensore di Massimo Bossetti, il cambio di destinazione avrebbe interrotto la catena del freddo e deteriorato il Dna.
Ciò avrebbe vanificato qualsiasi eventuale tentativo di nuove analisi.
Nello specifico i cinquantaquattro campioni, conservati a 80 gradi sottozero, furono tolti dal frigo il 21 novembre del 2019 e
consegnati dal professore Giorgio Casari, genetista del San Raffaele, ai Carabinieri di Bergamo il 2 dicembre del 2019, ovvero dodici giorni dopo.
Toccherà ora al pm Letizia Ruggeri dimostrare di non avere mai avuto alcuna intenzione di distruggere o conservare in modo inadeguato i reperti investigativi, elemento cruciale dell’intera vicenda.
Il gip di Venezia ha archiviato la posizione del presidente della Corte d’Assise Giovanni Petillo e della funzionaria dell’ufficio corpi di reato Laura Epis, indagati in un primo momento.
“Il pm Letizia Ruggeri non poteva distruggere i reperti – ha dichiarato l’avvocato Claudio Salvagni nel corso di un’intervista all’Adnkronos – questo è un fatto oggettivo, e se lo ha fatto ha commesso una cosa gravissima”.
“Il gip di Venezia ha deciso che deve essere iscritta per depistaggio – ha aggiunto – e io resto in attesa di quello che deciderà la Procura veneta”.