Zucchero: «Poco di buono, donnaiolo e nullafacente». Deve risarcire un suo ex amico
Le espressioni, contenute nell’autobiografia del cantautore, sono state ritenute «lesive della reputazione» della parte offesa
Il tribunale civile di Massa ha condannato Zucchero per diffamazione. Secondo quanto ha riportato il Corriere Fiorentino, il giudice Domenico Provenzano ha ritenuto le espressioni contenute nel libro autobiografico del cantante «lesive della reputazione» della parte offesa. E, inoltre, hanno «compromesso le sue relazioni sociali e familiari, i cui rapporti con la coniuge si sono significativamente deteriorati». Zucchero Fornaciari nel suo libro “Il suono della domenica” ha definito un suo ex amico “Un poco di buono, donnaiolo e nullafacente”. Adesso dovrà risarcirlo, versandogli 37mila euro.
Il giudice: «Appellativi obbiettivamente denigratori»
Il libro di Zucchero racconta frammenti della sua vita, dall’infanzia alle prime esibizioni nelle balere della Versilia. Il cantautore aveva detto che le espressioni utilizzate nei confronti di quello che in quell’epoca era un suo amico erano funzionali alla «trama narrativa». Il giudice ha però smentito la loro pertinenza al racconto, e le ha definite «offensive». Il loro «unico effetto», ha scritto nella sentenza, è stato quello di «recare discredito» all’ex amico. Ed ha aggiunto che si tratta di appellativi «obbiettivamente denigratori, tali da indurre nel lettore un giudizio di naturale riprovevolezza circa condotte di tal genere, a prescindere dal tono ironico e dal linguaggio colloquiale con il quale vengono riportate vicende narrate nel testo». «Un tono – ha concluso il giudice – che di per sé non vale a rendere non veritieri e o non credibili i fatti ed i giudizi descritti ed espressi».
Il libro ricevuto in dono
Il libro era “capitato” 8 anni fa sotto l’albero di Natale dell’ex amico del cantautore. Era stata la figlia a donarglielo, pensando di fargli cosa gradita, conoscendo il comune passato del suo papà con Zucchero. Invece, come ha spiegato al Corriere Fiorentino l’avvocato Alessandro Fontana che ha presentato la denuncia con la collega Catia Buratti, “La lettura del romanzo provocò sconforto e malessere nei familiari del mio assistito».
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