Oggi alle 11 il presidente ucraino Zelensky parlerà da Kiev in videoconferenza al Parlamento italiano, come ha già fatto nei giorni scorsi con Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Germania e Israele. Ad ascoltarlo ci saranno, riuniti in seduta comune, deputati e senatori. Probabilmente farà il punto sull’andamento dell’invasione russa al suo Paese, e poi lanciare un appello. Chiederà più armi, ma anche un maggiore coinvolgimento dell’Occidente contro Mosca. Un discorso che, in linea con i precedenti, si preannuncia duro, accompagnato da accorati inviti a fare di più per difendere l’Ucraina. Saranno presenti il premier Mario Draghi, Elisabetta Casellati, Roberto Fico, l’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk, e i parlamentari di Camera e Senato. Non tutti, però. Ci saranno delle defezioni: alcuni non parteciperanno alla seduta per distinguo politici, in polemica contro l’iniziativa, altri, invece, più sottotraccia, per marcare un distinguo personale rispetto alla posizione sulla guerra.
Che ci sia un certo malumore diffuso è dimostrato anche dal risultato del voto della scorsa settimana alla Camera sul decreto Ucraina, che prevedeva anche l’invio di armi. Si sono registrate numerose assenze. Solo 392 i votanti. Assenti giustificati i 78 che erano in missione, ma non hanno partecipato al voto, pur non risultando in missione, 22 deputati di Forza Italia, 37 della Lega, 28 di M5s, 21 del Pd, 23 del Misto. L’esito della votazione è stato 367 sì, 25 no e 5 astensioni. Defezioni bipartisan, dunque, che hanno visto affiancati parlamentari di centrodestra e di centrosinistra. Oggi di certo non ci saranno i 17 parlamentari di Alternativa, il gruppo nato dai fuoriusciti del M5s. Ma mancheranno anche alcuni grillini, alcuni del Gruppo Misto e alcuni della Lega e di Fratelli d’Italia. Altri parlamentari, come Nicola Fratoianni di LeU, ad esempio, ci saranno pur ribadendo che «la scelta di inviare armi in Ucraina da parte del nostro Paese è stato un “errore”».