È stato arrestato un medico con l’accusa di aver procurato la morte di due pazienti affetti da Covid-19. Si tratta del dottor Carlo Mosca, primario del Pronto Soccorso di Montichiari, in provincia di Brescia, ed è ritenuto responsabile di aver somministrato ai pazienti farmaci ad effetto anestetico e bloccante neuromuscolare. I fatti risalgono a marzo 2020, durante le prime fasi dell’epidemia di Coronavirus. Quando, soprattutto nel bresciano e nel bergamasco, l’elevato numero di contagiati intasavano le strutture ospedaliere. Mosca è accusato di aver provocato il decesso di due pazienti: Natale Bassi e Angelo Paletti, morti tra il 20 e il 22 marzo.
N el primo caso, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima, per quanto fosse grave, non versava in condizioni tali da poter morire nell’arco di cinque minuti, come invece è successo dopo l’intervento del primario. Eppure il 20 mattina Bassi avrebbe avuto una crisi respiratoria. Il dottor Mosca avrebbe quindi chiesto agli Oss e agli infermieri di portargli la succinilcolina e di “lasciarlo da solo in stanza con la vittima”. Bassi sarebbe poi morto da lì a poco e un altro medico avrebbe scritto nella cartella clinica che il decesso era stato causato da “un improvviso arresto cardiocircolatorio”. Lo stesso addirittura si sarebbe sorpreso della morte e avrebbe affermato che “in condizioni normali avrei chiesto un esame diagnostico”.
VOLONTÀ DI UCCIDERE
Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge che il dottor Mosca ha somministrato farmaci letali “non per un intollerabile leggerezza, imprudenza o inescusabile imperizia”. Ma “nella piena consapevolezza dei presupporti della sua condotta” e con “la volontà di uccidere”. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il medico avrebbe somministrato volontariamente le medicine. Un modus operandi di cui però tanti sarebbero stati a conoscenza. Nell’ordinanza si legge infatti che diversi infermieri e operatori socio-sanitari si erano confrontati circa l’utilizzo spropositato del farmaco “Succinilcolina” e del Propofol, il “trattamento” usato da Mosca.
Questi medicinali a effetto anestetico, normalmente sono utilizzati su pazienti che necessitano di essere intubati. Un loro uso eccessivo potrebbe infatti provocare insufficienza respiratoria e infine l’arresto cardiaco fino alla morte. In una conversazione, un infermiere avrebbe rivelato di aver dovuto fermare il primario “per limitare il numero dei morti”.
Quando ha appreso dell’esito delle autopsie sui due deceduti, Mosca avrebbe tentato di ostacolare le indagini. Nell’ordinanza del gip si legge: “Avvicinava membri del personale per concordare una versione di comodo della vicenda, addirittura istigandoli a dichiarare il falso, nonostante la gran parte dei sanitari fosse a conoscenza dell’utilizzo di farmaci per intubare da parte di Mosca, al di fuori di qualsiasi protocollo o linee guida, nessuno si risolveva a denunciare il primario prima dell’esposto del 23 aprile, nè, a quanto consta, a segnalare i fatti alla competente direzione sanitaria”.