La commissione parlamentare antimafia dell’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato oggi all’unanimità la relazione conclusiva dell’indagine sull’AST, l’Azienda Trasporti Siciliana, al centro di un’indagine della Procura di Palermo.
Secondo la Commissione, “dall’inchiesta svolta emergono fatti, comportamenti e omissioni che aggravano, purtroppo, il quadro proposto dalla magistratura. E che richiedono un ripensamento urgente e complessivo da parte della Regione siciliana, socio unico dell’AST, nelle proprie funzioni di gestione e di controllo nei confronti della più importante partecipata regionale.”
“L’indagine della Procura di Palermo – si legge nella relazione conclusiva – consegna alle valutazioni della politica una ricostruzione priva di rilievo penale ma, certo, estremamente allarmante. Dalle indagini è emerso che la gestione del personale di AST, sia con riguardo ai dipendenti assunti direttamente sia con riguardo a quelli impiegati attraverso rapporti di lavoro interinale, è pesantemente condizionata da logiche clientelari e da pressioni politiche”. Particolarmente critico è il giudizio sull’atteggiamento inerte della Regione.
“E’ quanto meno singolare che la relazione, a conclusione dell’audit svolto dagli avvocati Giuseppe Terrano e Sergio Lo Cascio – procede la commissione – sia rimasta lettera morta, nonostante punti specifici di vulnerabilità e di opacità che quella relazione individuava nell’azienda (e che sono stati poi raccolti e sviluppati nell’indagine della Procura di Palermo). È irrituale che l’attività ispettiva dei due legali dell’azienda Terrano e Lo Cascio si sia ritorta contro di loro, rendendoli vittime di un isolamento ingiustificato e certamente ingeneroso per due dipendenti che hanno avuto l’onestà civile di rappresentare all’autorità giudiziaria le loro preoccupazione su situazioni di dubbia legalità all’interno dell’azienda.” Sul caso dei due dipendenti, per la Commissione “è auspicabile che la nuova governance della società senta il dovere di esprimere il suo apprezzamento e di rimuovere gli effetti di un grottesco mobbing aziendale.”
Punto chiave dell’indagine della Commissione è il sistema di assunzioni presso l’azienda. Citando quanto scritto dai magistrati, l’antimafia scrive infatti che “dagli elementi di prova acquisiti nel corso delle indagini è emerso con straordinaria nitidezza il fenomeno delle assunzioni di personale legate a logiche politiche; assunzioni pilotate che hanno fatto dell’AST una scatola contenitrice di lavoratori non necessari all’azienda. Le intercettazioni trascritte assumono un’evidenza tale da non richiedere spiegazioni o interpretazioni.”
Parole che per i Commissari antimafia sono “nette e irrimediabili. Eppure tra i ruoli apicali dell’azienda continuano a svolgere, riconfermati nelle loro funzioni, soggetti coinvolti nell’indagine penale, adducendo la giustificazione piuttosto singolare d’una carenza di risorse umane. La sensazione – conclude la Commissione – è che quest’indagine penale sia stata vissuta da taluni – alla Regione e in AST – solo come una fastidiosa interferenza, un oggettivo intralcio alle consolidate pratiche di amministrazione e di lottizzazione, un problema da tenere tra parentesi e da smaltire. Rapidamente e silenziosamente.”