Atti vandalici a Villa Filippina, scritte in vernice rossa contro il ministro Speranza
Rinvenute stamani, le scritte prendono di mira il ministro della Salute, oggi ospite nel parco urbano per via di un evento a sostegno del candidato a sindaco di Palermo Franco Miceli
Atti vandalici a Villa Filippina, a Palermo, dove nella giornata di oggi si tiene un evento a sostegno di Franco Miceli, candidato di centrosinistra nella corsa a sindaco. La manifestazione vede, tra gli altri, la presenza del ministro della Salute Roberto Speranza. Proprio quest’ultimo è il bersaglio delle scritte in vernice rossa apparse stamani all’ingresso della villa.
Costruito nel 1755, oggi il parco urbano culturale di Villa Filippina ospita eventi e spettacoli di vario tipo. Negli ultimi giorni, ad esempio, ha fatto da cornice al Festival Beer Bubbles. Il muro all’ingresso è stato imbrattato da simboli riconducibili alla propaganda contro il vaccino anti Covid, come la W. E poi la frase “Speranza boia nazi”. Pare infine che alcuni lucchetti dei cancelli siano stati sigillati con la colla.
Naturalmente sono scattate subito le indagini della Digos, che vedranno l’acquisizione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza. Sul posto il Comune ha mandato la Reset per rimuovere le scritte.
Solidarietà a Speranza da parte del candidato sindaco Franco Miceli. “Un segnale inquietante, figlio di una cultura mafiosa, distruttiva e minacciosa – si legge in una nota -. Esprimo la mia totale solidarietà al ministro Speranza, vittima di queste orribili intimidazioni, e nei confronti dei gestori di villa Filippina, spazio di confronto culturale politico e civico. Auspico che tutte le forze democratiche della città facciano lo stesso, anche quei partiti e movimenti che a destra hanno strizzato l’occhio ai violenti e ai novax. Gli atti vandalici di cui restano impronte a villa Filippina, la colla nel lucchetto e il tentativo di impedire l’ingresso al pubblico in uno spazio aperto alla città tutta sono gesti vili e ricattatori che originano da una cultura nella quale Palermo non si riconosce”.