Fatima, la bambina di tre anni precipitata giovedì sera dal quarto piano di un palazzo di via Milano, nel centro di Torino, ha resistito per qualche ora. Per un po’ è rimasta attaccata alla vita, ma poi le speranze si sono interrotte. La bimba non era deceduta sul colpo. Ma le lesioni gravissime, com’era purtroppo prevedibile, non le hanno consentito di sopravvivere. Traumi alla testa e al torace. Su questa tragedia ci sono moltissimi i punti da chiarire, ma alcune certezze sembrano emergere. Intorno alle 22 di giovedì sera, la bimba, in un momento più o meno lungo di distrazione, è scappata sulle scale di casa sua, dove viveva con la madre.
Ha scavalcato la ringhiera di un ballatoio che affaccia sul cortile del palazzo, ed è precipitata. Basilare in questa vicenda è la ringhiera del ballatoio. Infatti ci si chiede come la piccola sia riuscita a scavalcarla. Questo è uno dei punti nodali che andranno chiariti dal magistrato Valentina Sellaroli. Per quanto accaduto, è stato fermato il compagno della madre, Azhar Mohssine, 32 anni, con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale.
Le prime parole dell’uomo, in lacrime, che abita al quinto piano dello stesso palazzo sono state: «Mi sento in colpa per quanto è successo: non sono stato attento». La stessa Questura di Torino ha sottoposto l’uomo a fermo, con l’accusa di omicidio. Perché è risultato “gravemente indiziato dell’omicidio della piccola, precipitata nella serata di ieri dall’ultimo piano dello stabile”, come appurato in seguito alle prime indagini, coordinate dalla Procura torinese. Il fermo, prosegue la nota della Questura, è stato deciso dopo aver vagliato “elementi e testimonianze” che “hanno consentito una sommaria ricostruzione del fatto”, su cui successivamente dovrà esprimersi il giudice. Al centro dell’attività degli investigatori ci sono ancora vari elementi da chiarire, come la ricostruzione della traiettoria della caduta della piccola, elemento questo che potrebbe emergere dall’autopsia sul corpo della bambina, che potrebbe essere effettuata nei primi giorni della prossima settimane, forse già martedì.
Intanto, secondo quanto si apprende, a controllare la piccola quando è precipitata c’era solo il convivente della madre 41enne, Azhar Mohssine. Che vive nello stesso palazzo, ma un piano sopra rispetto alla casa della bimba. L’uomo sta vivendo ore difficili, in quanto nella mattinata aveva avuto una condanna a otto mesi di carcere per possesso di 50 grammi di hashish. Nel corso dell’interrogatorio l’uomo avrebbe detto “di non aver esagerato nel bere”, ma “di aver perso la lucidità quando si è accorto di quello che era successo e visto la bimba caduta”. Ma l’atteggiamento del fermato è sembrato invece dimostrare il contrario. Il marocchino ha urlato e sputato contro i poliziotti. Ha battuto i pugni contro il finestrino della volante, ha gridato di farlo uscire “altrimenti ve la spacco”. Ha detto che era già stato in carcere e che “le leggi italiane fanno schifo”. Soltanto qualche ora più tardi sonmo riusciti a calmarlo e, quando è arriva davanti al magistrato, ha pianto.