Climatologi, meteorologi, ambientalisti, scienziati e naturalisti, da tempo concordano su un punto: riscaldamento globale e conseguenti cambiamenti climatici sono destinati a mutare, in maniera progressiva e crescente il volto del pianeta terra. Un tema, col trascorrere del tempo, capace di dividere sempre meno, con gli scettici convinti dalla realtà dei fatti. Prendiamo le bombe d’acqua, improvvise e violente, capaci, in una manciata di minuti, di sconquassare zone da sempre caratterizzate da un clima mite come quello Mediterraneo. Già, sconquassare è il termine adatto, come testimonia Palermo ogniqualvolta viene investita dai sempre più frequenti nubifragi.
Ed è proprio quì che, ancora una volta, anche quando sembrerebbe impossibile quanto ingiusto attaccarlo, viene messo in mezzo il sindaco Orlando. Basta dare una scorsa ai commenti sui social per rendersene conto. Da chi afferma che “gli acquazzoni ci sono sempre stati, se la nostra città collassa puntualmente non è certo colpa del tempo“, a chi in maniera più diretta sostiene che “l’amministrazione comunale ha altre priorità e non è mai stata in grado di tutelare i suoi abitanti”. Ma non finisce quì, perchè c’è anche chi la prende con ironia, per una volta, forse, con l’intento di scagionare da colpe il primo cittadino: “Vuoi vedere che a causare le bombe d’acqua è Orlando e non il riscaldamento globale come dicono?“. Ecco dunque dimostrato che, almeno a Palermo le correnti di pensiero che dividono sull’argomento ci sono eccome.
Ma tornando seri, pensate adesso ad una città già di suo alle prese con gravi problemi strutturali tali da gettarla quotidianamente nel caos. Problemi irrisolti, giustamente definiti endemici e aggiungete a tutto questo le suddette cascate d’acqua dal cielo. Il risultato? Sottopassi che diventano laghi, strade che si trasformano in impetuosi torrenti, tombini che esplodono e automobilisti in preda al panico, con ancora nitide negli occhi le scene del nubifragio di quel mercoledì 15 luglio del 2020, già passato alla storia come l”‘Alluvione di Palermo“. Un episodio che difficilmente rimarrà tale se non si adotteranno le dovute contromisure.
A dire il vero, nel 2020 qualcosa è stata già fatta, come l’installazione dei 7 sensori per la rilevazione di eventuali allagamenti nei sottopassi di via Regione Siciliana, uno all’altezza di via Belgio e un altro ancora in via Pitrè. Riguardo la circonvallazione, per la precisione in corrispondenza di corso Calatafimi, viale Leonardo da Vinci e via Lazio. Questi ultimi due particolarmente soggetti ad allagarsi come dimostrato la scorsa estate, con i sommozzatori alla ricerca di eventuali automobilisti rimasti intrappolati sott’acqua. Bene, ma, alla prova dei fatti evidentemente ancora poco, come in tanti, sempre attraverso i social tengono a sottolineare.
Dismessi per un attimo i panni dei virologi e indossati quelli degli urbanisti, ecco dunque le possibili soluzioni. “Basterebbe intervenire sul sistema fognario per risolverla una volta per tutte” afferma Pietro. Giuseppe invece propone “il totale rifacimento del manto stradale sul modello tedesco, dove nonostante piova molto più che da noi, l’acqua viene convogliata su canali di scolo in calcestruzzo . Un sistema di drenaggio sicuro ed efficace che permette di smaltire velocemente le acque meteoriche che si accumulano durante i temporali”. Annamaria invece, mette al centro dell’attenzione l’inciviltà dei palermitani e la scarsa operatività della Rap in tema rifiuti, per un mix micidiale. “Bombe d’acqua o meno, gli enormi cumuli di immondizia, sparpagliati dalla pioggia, finiscono per otturare tombini già di per sè poco efficienti.”