Caffè amaro per gli italiani, fino a 1,50 euro la tazzina: è “caro-colazione”

A lanciare l’allarme è Assoutenti

caffè

Caffè, cappuccino, cornetto: tutto si appresta a diventare più caro nei bar italiani. A lanciare l’allarme sul “caro-colazione” è Assoutenti, che parla di rincari in diverse zone del Paese.

Il fenomeno si deve all’aumento delle quotazioni delle materie prime: quelle del caffè sono infatti cresciute dell’81% nel 2021, quelle del latte del 60%, zucchero e cacao del 30%. Dunque, maggiori costi per gli esercenti che si traducono in rincari che pesano sulle tasche dei consumatori. Si stima che in alcuni casi una tazzina di caffè arriverà a costare anche 1,50 euro, con un rincaro del 37,6%.

Non solo caffè

Ma non sarà solo la colazione al bar a divenire più cara. Confesercenti avverte infatti che il dilagare della variante Omicron e l’impennata delle bollette potrebbero rallentare la ripresa economica del Paese. Sono a rischio circa 6,4 miliardi di euro di spesa, nel primo trimestre del 2022. C’è il pericolo, insomma, di cancellare i buoni risultati conseguiti nella seconda parte del 2021 e di spostare il ritorno ai livelli pre-pandemici dalla fine del 2023 all’inizio del 2024.

A far eco all’annuncio, la nota di Assoutenti che afferma che il mix bollette-inflazione potrebbe portare ad un calo dei consumi delle famiglie di circa 100 miliardi di euro nel 2022.

”Le famiglie si ritrovano oggi in una situazione estremamente pericolosa – spiega il presidente Furio Truzzi -: da una parte sono assediate dall’aumento dei prezzi al dettaglio, con l’inflazione che a dicembre ha subito un forte rialzo del +3,9% e incrementi dei listini che stanno proseguendo nelle ultime settimane; dall’altra parte sono impoverite dai maxi-rincari delle bollette di luce e gas scattati prima ad ottobre, poi a gennaio”.

”Una vera e propria guerra che lascerà sul campo un massacro sul fronte dei consumi: la perdita del potere d’acquisto dei cittadini causata da bollette sempre più salate e prezzi al dettaglio più alti impoverirà ulteriormente una consistente fetta di popolazione costringendola a tagliare la spesa nei settori non primari per riuscire ad arrivare a fine mese, con immensi danni per il commercio e per l’economia nazionale”.

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