Progressi nell’ambito della ricerca sul cancro al seno. Numerosi studi hanno, infatti, dimostrato l’esistenza di un gruppo di cellule, altamente resistenti ai trattamenti chemioterapici, responsabili della recidiva e della formazione di metastasi.
In questo contesto, i ricercatori del gruppo della professoressa Matilde Todaro hanno recentemente identificato una popolazione di cellule staminali tumorali, presente nei tumori resistenti all’ormonoterapia e ai farmaci chemioterapici, caratterizzata da un’alta espressione di molecole coinvolte nei meccanismi di riparazione del DNA.
La ricerca è il risultato di una collaborazione palermitana multidisciplinare tra il gruppo guidato dalla Prof.ssa Todaro, del Dipartimento di Promozione della Salute, Materno-Infantile, di Medicina Interna e Specialistica di Eccellenza “G. D’Alessandro” (PROMISE) dell’Università di Palermo (Alice Turdo, Caterina D’Accardo, Gaetana Porcelli, Melania Lo Iacono, Irene Pillitteri, Francesco Verona), il gruppo del Prof. Giorgio Stassi del Dipartimento DICHIRONS (Miriam Gaggianesi, Simone Di Franco, Veronica Veschi), la Dott.ssa Faldetta e il Dott. Lentini degli Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello. Hanno inoltre contribuito il Prof. Lattanzio dell’Università di Chieti-Pescara, il gruppo del Prof. Zippo dell’Università di Trento e il Professor Ruggero De Maria, Ordinario di Patologia Generale alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica.
I risultati della ricerca sostenuta da AIRC sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Oncogene. In futuro tali risultati potrebbero dunque consentire lo sviluppo di strategie innovative per il trattamento dei tumori caratterizzati da un fenotipo aggressivo.
Il tumore alla mammella è la neoplasia maggiormente diagnosticata nelle donne, con circa 55. 000 nuove diagnosi effettuate in Italia ogni anno. In generale la diagnosi precoce dei tumori, e in modo particolare per questo, aumenta l’efficacia degli approcci terapeutici e la sopravvivenza dopo cinque anni dalla diagnosi.
Oggi la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi per il tumore della mammella raggiunge circa l’87% dei casi. La mortalità si è, invece, ridotta negli ultimi anni di circa lo 0.8% ogni anno. I tumori diagnosticati in una fase avanzata sono invece meno sensibili alle terapie convenzionali e, anche per questa ragione, il tumore alla mammella è la prima causa di morte per neoplasia nel sesso femminile. I tumori in fase avanzata sono anche caratterizzati dalla frequente comparsa di recidive e di metastasi a distanza.
“Con questa scoperta abbiamo identificato un meccanismo con cui i tumori della mammella possono resistere ai comuni trattamenti anti-tumorali – dichiara, infine, la prof. ssa Todaro –. L’uso di terapie in grado di colpire selettivamente le cellule tumorali più aggressive risparmiando le cellule sane dovrebbe permettere di contrastare la progressione dei carcinomi della mammella”.