“E’ giunto il momento di proporre uomini con le loro idee anzichè fare calcoli a freddo con il pallottoliere in cui si somma ceto politico. La matematica del ceto politico, così come sta dimostrando di voler fare lo schieramento del centro destra, non è una scienza esatta. Il nostro è un progetto fatto da uomini e idee convincenti.” Esordisce così, contattato da Palermo Live, il deputato del Pd Carmelo Miceli.
“Alla luce di quello che sta accadendo, anzichè perdere tempo a fare cose politicamente inutili del tipo invitare Miccichè, è certamente più proficuo definire chi siamo e cosa vogliamo fare. Dopodichè, stabiliamo il metodo delle primarie che è quello più democratico. Creiamo le condizioni in cui la selezione avvenga dando la possibilità di partecipare a chi lo volesse. Credo che, se gestiamo bene tutto quanto, ovvero senza ripetere gli errori commessi per le amministrative del 2012, tantomeno la rottura avvenuta a Bologna, laddove le primarie divennero motivo di cacciata di chi non ha ascoltato gli ordini di scuderia, la carta delle primarie si rivelerà vincente. In questo preciso momento storico – afferma Carmelo Miceli -, in cui la gente è stanca della politica classica, dei soliti nomi che ci sono da 30 anni, ciò che bisogna fare è portare una ventata di freschezza.”
“Fondamentale in tal senso è partire con le primarie quanto prima, senza pensare di stare fermi fino a marzo e aprile, un errore che aiuterebbe solo ed esclusivamente il centro destra. Il nostro deve essere uno slancio rivolto anche ai moderati che non si riconoscono in Miccichè e compagni. Dobbiamo avere la forza di sfidare le persone moderate a verificare la possibilità di stare dentro un campo nuovo, senza nessun timore reverenziale”.
Tornando a Palermo, sono tanti i cittadini che associano l’attuale giunta comunale con a capo il sindaco Orlando con lo stato di degrado in cui versa il capoluogo siciliano. Una situazione che potrebbe giocare a favore del ritorno in auge della destra. “Credo che additare Orlando quale capro espiatorio per i problemi della città sia quantomeno ingeneroso – precisa Miceli – , in quanto non bisogna dimenticare che l’attuale sindaco ha ereditato casse pubbliche con buchi per centinaia di milioni di euro. Al contempo è altresì scorretto fare risalire i problemi di Palermo a prima di Orlando.
“Ciò che semmai bisogna fare, invece che piangersi addosso, è stabilire una volta per tutte come si risolvono problemi che sono sotto gli occhi di tutti. Ovvero: se la città si trova in una situazione oggettiva di dissesto finanziario e funzionale, bisogna avere il coraggio di presentare adesso una norma in finanziaria, per chiedere al governo di fare per Palermo ciò che è stato consentito a due grandi metropoli italiane tramite i decreti salva Roma e salva Napoli. Ecco, oggi è tempo per un decreto salva Palermo.”
“Una norma che dovrebbe consentire di allargare le maglie per superare le logiche strette di bilancio, anche trovando l’occasione per rilanciare la funzionalità della macchina comunale. Perchè non è normale che ci siano migliaia di persone che sono state stabilizzate a 12 ore, con il risultato che il dipendente pubblico rimane insoddisfatto per via di uno stipendio poco dignitoso. Ma non solo, perchè un altro danno, per effetto di questa contrazione degli orari, e che non si riesce ad elargire servizi adeguati all’utenza”.
Riguardo il mondo del lavoro, vero nodo cruciale attraverso il quale si spera possa rinascere Palermo, Miceli ha le idee chiare. “Bisogna creare le condizioni per far sì che se si stanno spendendo 700 milioni di euro al porto, non è normale che i cittadini palermitani non sappiano ancora di che tipo di professionalità la zona portuale avrà bisogno. Non possiamo non dire alla popolazione di quali figure professionali ci sarà bisogno. Di contro, non possiamo immaginare che non vengano attivati corsi di formazione per creare tali professionalità. In buona sostanza, non è più tempo di capire se a vincere sarà La Galla o Giambrone, quanto piuttosto avere uno scatto di orgoglio, affrontando quelli che sono i problemi reali. Quanto detto per la città di Palermo vale per la Regione”.
“Contesto in cui si, per fare un esempio, si perde ancora tempo in sterili discorsi, tra chi crede che la questione Africa possa essere risolta semplicemente chiudendo i porti, e chi invece preferisce allargare gli orizzonti considerando la stessa come una grandissima opportunità.”
“Palermo è in tal senso ubicata nel punto ideale per immaginarla quale crocevia internazionale di commerci. Sull’esempio di realtà quali Bari, Salerno, Ragusa, che sono rinate tramite lo sviluppo costiero, bisogna essere davvero miopi per non comprendere che la svolta di questa città e dell’intera Sicilia passa per la valorizzazione dei litorali. La questione Africa, da problema, dovrebbe semmai divenire la più grande delle opportunità da cogliere. Dobbiamo essere in grado di dire, che se il prossimo anno c’è il summit tra l’Unione Europea e quella Africana, a ospitarlo sarà Palermo.”
“D’altronde – ricorda Miceli – è la stessa storia che lo insegna. Basta leggere la Gerusalemme liberata, dove Federico II ebbe il coraggio di ribellarsi alla Chiesa e alle sue crociate per imporre la pace e fare della Sicilia il granaio del Mediterraneo e crocevia di scambi commerciali. Ricordiamo che dei 400 milioni di container che transitano dal canale di Suez, che è stato raddoppiato, la Sicilia non ne intercetta nemmeno uno. Ditemi se è normale.”
“Se si ridanno in mano alla vecchia politica le chiavi della città e della Regione si perderà la più grande delle occasioni. In un solo colpo abbiamo la possibilità di fare un salto di qualità vincente, tramite il PNRR, con la possibilità degli investimenti grazie ai fondi europei, e la possibilità di farsi promotori in maniera lungimirante di un ponte di collegamento tra Europa e Africa, dove il ponte è proprio la Sicilia. Ciò che inquieta è che per attuare tutto ciò – afferma Miceli – non ci vogliono scienziati quanto persone libere, capaci di intercettare processi che stanno già accadendo altrove”.
Infine, alla domanda se la sua candidatura possa contemplare la poltrona di primo cittadino di Palermo, o quella di massimo rappresentante politico della Regione Siciliana, Carmelo Miceli non ha dubbi. “Le primarie sono un metodo, ma se il metodo porta il mio nome per l’una o per l’altra casa io sono pronto, non mi tiro indietro. Per competenza, bagaglio culturale, professionale e politico – conclude il deputato del Pd – credo di non avere niente meno degli altri. Allo stesso modo sarò pronto qualora mi si chiederà di fare il portatore d’acqua”.