Centinaia di arrestati in tutto il mondo, usavano un app sotto controllo

“Si sentivano sicuri, ma non sapevano che li stavamo controllando”, ha dichiarato il capo della polizia australiana

APP ANOM

Un’imponente operazione contro la criminalità organizzata ha portato all’arresto di centinaia di persone nel mondo. Tutto per “merito” di un app che veniva utilizzata per scambiare messaggi “in codice”, meccanismo all’interno del quale la polizia è riuscita a fare accesso.

L’operazione, denominata “Ironside” in Australia e “Trojan Shield” in tutto il mondo, ha riguardato tre anni di messaggi e comunicazioni all’interno di reti criminali di qualunque genere. La polizia neozelandese l’ha definita come “la più sofisticata al mondo contro la criminalità organizzata condotta fino ad oggi”.

L’app “incriminata” si chiamava “Anom” e i criminali la utilizzavano per scambiare messaggi in modo criptato, ma in realtà era controllata dall’Fbi. Si trattava in particolare di comunicazioni relative a traffico di stupefacenti e di armi nonché progetti di omicidi. Solamente la polizia australiana ha tratto in arresto 224 persone e sequestrato di 3,7 tonnellate di droga e quasi 35 milioni di dollari in contanti. Inoltre in Nuova Zelanda arrestate 35 persone e sequestrati 2,7 milioni di dollari; centinaia di altri arresti sono avvenuti anche in altre parti del mondo.

“AVEVANO FIDUCIA NELL’APPLICAZIONE”

I criminali utilizzavano l’app su cellulari che non contenevano altro, che venivano scambiati al mercato nero. Così facendo, si era innescato un meccanismo tramite il quale un telefono di questo tipo poteva comunicare solo ed esclusivamente con un altro apparecchio con “Anom” al suo interno.

I dispositivi sono circolati e la loro popolarità è cresciuta tra i criminali. – Ha dichiarato il capo della polizia australiana Reece Kershaw- Loro avevano fiducia nella legittimità dell’applicazione perché le principali figure della criminalità organizzata ne garantivano l’integrità. Fondamentalmente, si sono ammanettati l’un l’altro abbracciando e fidandosi di ANoM. Comunicavano apertamente con esso, non sapendo che li stavamo ascoltando tutto il tempo”.