Una morte che forse si sarebbe potuta evitare. Il Gup del Tribunale di Palermo, Rosario Di Gioia, ha rinviato a giudizio due medici e un’infermiera della Casa di Cura Orestano. L’accusa di omicidio colposo riguarda la morte di Rosa Biondo, donna di 54 anni di Carini. La donna è spirata un anno e mezzo fa per le complicazioni sorte in seguito ad un intervento chirurgico effettuato proprio nella struttura palermitana.
La famiglia della vittima, assistita da Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nel risarcimento di danni in casi di malasanità con sede ad Agrigento e Catania, spera ora di avere giustizia. A quanto si evince dall’autopsia e dalle indagini preliminari infatto, la morte poteva e doveva essere evitata.
Era il 15 maggio del 2018 quando Rosa Biondo fu ricoverata alla Orestano per un intervento programmato al ventre. Operata il giorno dopo fu poi trasferita nella sua camera per il decorso post-operatorio. La sera stessa, però, durante il cambio della medicazione l’infermiera di turno si accorse che la benda era inzuppata di sangue. Durante la notte per altre due volte l’infermiera fu costretta a cambiare medicazione e drenaggi perché l’emorragia non si fermava. La seconda volta scattò alcune foto e le inviò al chirurgo per capire quale catetere sostituire con esattezza senza che il medico di guardia presente in ospedale ne fosse informato.
Il chirurgo, contattato via whatsapp più volte dall’infermiera, non ordinò subito esami più approfonditi e, dall’1:35 in poi, si rese irreperibile per eventuali ulteriori comunicazioni. Nemmeno il medico di guardia presente dispose tempestivi ulteriori esami. Solo la mattina dopo, con l’arrivo del chirurgo alla casa di cura, si predisposero esami approfonditi e la revisione chirurgica necessaria. Ma le condizioni della paziente erano ormai gravissime e ogni intervento fu vano.
Come si evince dalla consulenza medico-legale richiesta dal Sostituto Procuratore della Repubblica Claudia Bevilacqua, la morte di Rosa Bionda era evitabile. L’emorragia “si manifestò in un arco di tempo di circa dodici ore, durante il quale un adeguato e tempestivo rilievo dell’insorta complicanza e una sua attenta valutazione ne avrebbe permesso una precoce correzione”.
Per questo i tre componenti del personale sanitario della clinica Orestano sono ora imputati di omicidio colposo. L’infermiera, di turno quella notte, per non aver allertato prontamente il medico di guardia nonostante avesse personalmente verificato le continue perdite ematiche e nonostante durante la notte non riuscisse più a mettersi in contatto col chirurgo. Il medico esecutore dell’intervento, per non aver vigliato correttamente sul percorso post-operatorio, per non aver fatto eseguire al medico di guardia gli accertamenti del caso dopo essere stato informato delle condizioni della paziente e per non avere garantito la propria reperibilità per l’intera notte. Il medico di guardia, per non aver verificato personalmente la situazione nonostante ne fosse stata informata, delegando al medico chirurgo la mattina seguente la valutazione delle perdite, contribuendo a ritardare gli esami necessari ad una precoce diagnosi.
“Con degli accertamenti tempestivi, una trasfusione e una revisione chirurgica Rosa Biondo forse sarebbe ancora tra le braccia del marito e delle due figlie”. A sottolinearlo è Diego Ferraro, responsabile della sede Giesse di Canicattì . “Questo sicuramente somma al dolore della famiglia una grande rabbia. Attendiamo ora il processo che avrà inizio il sedici giugno”.