Palermo, al Teatro Biondo “La concessione del telefono” in prima nazionale

Al debutto il 6 gennaio l’adattamento teatrale del celebre romanzo di Andrea Camilleri

Al debutto nazionale il 6 gennaio

“La concessione del telefono” è il titolo di un romanzo del compianto Andrea Camilleri, pubblicato da Sellerio Editore nella collana “La memoria” nel 1998.
Il racconto si svolge a Vigata, il paese immaginario in cui lo scrittore agrigentino, scomparso nel luglio del 2019, ha ambientato le sue opere fino alle avventure del commissario Salvo Montalbano.
Il prossimo 6 gennaio, l’adattamento dell’omonimo romanzo andrà in scena in prima nazionale a Palermo, al Teatro Biondo, con la regia di Giuseppe Dipasquale.
Una commedia degli equivoci dai risvolti surreali, ambientata alla fine dell’ottocento.

LO SPETTACOLO

Prodotto dal Teatro Biondo di Palermo, l’adattamento teatrale vanta un cast di tutto rispetto.
Il protagonista del nuovo allestimento è Alessio Vassallo, nel ruolo di Filippo Genuardi.
Ovvero, lo stesso personaggio che l’attore palermitano aveva intereptato nel fortunato adattamento televisivo.
Al suo fianco Cocò Gulotta, Cesare Biondolillo, Franz Cantalupo, Paolo La Bruna, Mimmo Mignemi, Alessandro Pennacchio, Ginevra Pisani, Alfonso Postiglione, Carlotta Proietti e Alessandro Romano.
Le scene sono di Antonio Fiorentino, i costumi di Dora Argento e le di musiche Germano Mazzocchetti.
Si replica fino al 16 gennaio prossimo.

LA STORIA

Il signor Filippo Genuardi è un piccolo comerciante di legnami.
La sua semplice richiesta di attivazione di una linea telefonica innesca una catena di imbrogli e diventa metafora di una condizione esistenziale.
Tra i romanzi di Andrea Camilleri, “La concessione del telefono” è uno dei più divertenti, ma anche più lucidi.
Il racconto diventa il pretesto per evidenziare i tratti di una Sicilia arcaica e moderna al contempo, sospesa tra tragedia e comicità.
Una terra che diviene emblema delle contraddizioni del vivere, di un modo di essere e ragionare, tra logica e paradosso.
Tocca allo spettatore – e al lettore – stabilire se la ridicola e al tempo stesso legittima pretesa di ottenere una linea telefonica da parte di un personaggio come Filippo Genuardi, desideroso di organizarsi al meglio con la sua amante, sia la metafora del crudele gioco della inutilità umana e sociale.
O se si tratti, invece, della pessimistica ipotesi di un immobilismo atavico del processo storico di evoluzione degli individui e della società.