Il tribunale di Locri ha emesso la sentenza nei confronti di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, comune calabrese. Il verdetto arrivato è molto più pesante di quanto ci si potesse attendere. Si tratta infatti di una condanna a 13 anni e due mesi, con l’accusa di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Quasi il doppio della richiesta della pubblica accusa, che era di 7 anni e 11 mesi.
Già arrestato nel 2016 per presunte irregolarità nel sistema d’accoglienza dei migranti, due anni dopo fu messo ai domiciliari. In seguito al periodo di detenzione gli fu vietato di avere residenza a Riace, veto poi revocato nel 2019.
I reati contestati nell’ambito del processo erano anche di: associazione per delinquere; abuso d’ufficio; truffa, concussione; peculato; turbativa d’asta; falsità ideologica. Il Tribunale ha anche emesso una condanna nei confronti della compagna dell’ex sindaco di Riace, alla quale è stata attribuita una pena di 4 anni e 10 mesi. Anche lei, come Lucano, accusata di presunti illeciti legati alla gestione dei migranti.
“Ho speso la mia vita per gli ideali, contro le mafie – ha commentato Lucano -. Mi sono schierato dalla parte degli ultimi, dei rifugiati che sono arrivati, mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra. È stata un’esperienza indimenticabile, fantastica, però oggi devo prendere atto che per me finisce tutto.
Non so se per i delitti di mafia ci sono queste sentenze. – Ha aggiunto l’ex primo cittadino di Rieti – Un momento difficile, non so cosa farò. Accetto tutto questo ma voglio gridarlo, io non avevo nemmeno i soldi per pagare gli avvocati, mi doveva nominare un avvocato di ufficio, mi mancano i soldi per vivere, come posso estinguere queste cose? E’ una vicenda inaudita. Non sto fingendo, sto dicendo cose vere. E questo oggi è l’epilogo“.
“La condanna di Mimmo Lucano, ancora più pesante di quanto richiesto dalla Procura della Repubblica – afferma il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – pone molti interrogativi e impone di attendere la lettura delle motivazioni e i successivi gradi di giudizio. Va però respinto ogni tentativo di utilizzare un giudizio non definitivo per colpire ancora una volta e con violenza la cultura del rispetto dei diritti umani, della solidarietà e dell’accoglienza che Mimmo Lucano ha cercato di praticare nella sua città“.