Corsa a sindaco di Palermo, i candidati si confrontano all’istituto Arrupe
Il confronto su tre temi principali in relazione al capoluogo: quartieri, macchina amministrativa e attrattività economica
Si è tenuto ieri, 20 maggio, il confronto tra i sei candidati a sindaco di Palermo all’istituto di formazione Pedro Arrupe. Un dibattito che verteva su una domanda: in che modo Palermo riuscirà a rispondere ai bisogni dei quartieri, a potenziare la sua macchina amministrativa e ad essere attrattiva dal punto di vista economico?
Ad introdurre il confronto tra i candidati padre Gianni Notari, direttore del Pedro Arrupe. “Il cambiamento reale della nostra città potrà avvenire sono facendosi promotori in chiave partecipativa di processi concretamente innovativi – ha detto -. Se vogliamo una città diversa dobbiamo avere il coraggio di fare scelte importanti che ci spingono a non essere solo spettatori passivi ma ad assumerci insieme le responsabilità per diventare attori di un cambiamento sociale e culturale possibile. I cittadini e le cittadine non possono essere schiacciati dalla mediocrità di chi non è in grado di dare le giuste risposte”.
Lomonte: “Lotta al malaffare per valorizzare le eccellenze”
“La prima cosa da fare è sicuramente quella di combattere il malaffare per permettere che le tante persone valide che ci sono nella nostra città possano essere valorizzate per sviluppare e fare crescere il nostro territorio”. Così ha dichiarato l’architetto Ciro Lomonte. “Una strada possibile sarebbe quella di intervenire a livello urbanistico con le migliori professionalità per cambiare il sistema che ha creato i ‘ghetti’. Tutto questo avrebbe sicuramente delle ricadute positive sulla città. Sono convinto che se si riuscirà ad amministrare in maniera adeguata la gente risponderà bene. L’amministrazione è formata anche da gente capace che è stata soffocata finora da un sistema non sano”.
Ferrandelli: “Necessario riorganizzare il personale interno”
“Oggi gli imprenditori e gli attori commerciali chiedono per investire nella città solo regole certe”. Così ha proseguito Fabrizio Ferrandelli, consigliere comunale dal 2007. “Un sindaco tra le prime cose, deve riorganizzare il personale interno con provvedimenti idonei a migliorare e a rendere più efficiente il sistema organizzativo della pubblica amministrazione. Abbiamo per esempio troppi dipendenti pubblici in part-time verticale. Bisogna subito operare una politica attiva sul personale che deve ritornare ad essere pienamente operativo a tutti i livelli”.
“Riguardo agli ‘ultimi’ e alle periferie – ha aggiunto – la città non cambia se non ci impegniamo in primo luogo proprio nei quartieri che hanno più bisogno. Una strada da intraprendere è quella di partire proprio dalle scuole per renderle dei centri sociali e culturali aperti al territorio. Nell’ambito dei Patti per il lavoro e/o per l’inclusione sociale, i beneficiari di Reddito di cittadinanza sono tenuti a svolgere Progetti Utili alla collettività (Puc) nel Comune di residenza per almeno 8 ore settimanali, aumentabili fino a 16 con l’accordo delle parti”.
Roberto Lagalla: “Tre parole chiave”
“Le tre parole chiave da cui partire sono certamente l’ascolto delle diverse istanze sociali, la partecipazione e la sostenibilità. Solo a partire da questi tre aspetti si può ricostruire il filo che si è rotto nella nostra città”. Così l’ex assessore regionale all’istruzione, Roberto Lagalla -. In particolare, dobbiamo attivarci per rendere efficiente la macchina amministrativa per esempio a partire dalla semplificazione delle procedure burocratiche e dalla riorganizzazione delle partecipate. Se più semplici saranno le procedure, maggiore sarà l’attrazione da parte dei futuri investitori. Pensiamo per esempio alla valorizzazione dell’offerta culturale e del turismo. Dobbiamo anche riuscire a trattenere i nostri giovani favorendo anche i processi di start up e di incubazione di impresa. Inoltre, la qualità della vita si raggiungerà solo abolendo le differenze e lavorando per diminuire le povertà educative. Per fare questo abbiamo bisogno pure del terzo settore, dell’associazionismo e del volontariato”.
Barbera: “Palermo in grande sofferenza”
“Oggi abbiamo una città in grande sofferenza. Palermo ha tante bellezze per le quali l’investimento sarebbe facile ma, invece, è difficile a causa della malavita organizzata. Occorre, quindi, partire, proprio dalla lotta alla corruzione e alla mafia per avere una sana macchina amministrativa e una buona economia della città. Solo in questo modo non faremo scappare gli imprenditori”. Così, l’ex direttrice delle carceri Pagliarelli e Ucciardone Rita Barbera. “Partendo solo dalle regole e dai percorsi di legalità si potrà sviluppare il nostro territorio anche nelle periferie. Le persone oneste e capaci ci sono e devono soltanto essere valorizzate e motivate adeguatamente per lavorare bene”.
Donato: “Palermo deve diventare una città europea”
“Si può amministrare bene solo se la macchina amministrativa è efficiente. Sicuramente il Pnrr e l’utilizzo dei fondi europei sono delle occasioni da non perdere”. Così ha affermato l’eurodeputata Francesca Donato. “Palermo deve diventare una città europea. Importante al comune è quello di creare una task force di giovani formata per facilitare l’accesso ai finanziamenti europei senza farli perdere. Bisogna, inoltre, attrarre investimenti puntando pure allo scambio di buone prassi e di progetti tra le diverse città. Nelle periferie occorre aprire centri aggregativi che rispondano ai bisogni delle persone, puntando a cultura sport e formazione. Solo così si combatte la mafia”.
Miceli: “Decentramento e valorizzazione delle circoscrizioni”
“C’è tanto da lavorare per fare diventare Palermo una città attrattiva – ha detto infine l’architetto Franco Miceli -. La qualità deve inevitabilmente passare dalla realizzazione di nuovi servizi efficienti e funzionali. Soprattutto devono essere i cittadini e le cittadine ad essere nuovamente attratti dalla città in cui vivono ed abitano. Per fare questo dobbiamo mettere in campo programmazione e progettualità investendo adeguatamente su nuove professionalità. L’Europa ci chiede di puntare alla bellezza, alla sostenibilità e all’inclusività sociale. Occorre lavorare in queste direzioni. Nelle periferie vanno realizzati i servizi elevando la qualità della vita con il contrasto del disagio e della povertà. Una svolta significativa può partire puntando al decentramento amministrativo con il potenziamento e la valorizzazione piena delle diverse circoscrizioni territoriali. Tutto questo potrà avvenire soltanto operando insieme in chiave esclusivamente partecipativa”.
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