Covid, chiusa a Bergamo l’inchiesta sulla prima ondata: indagati anche Conte e Speranza

I 17 avvisi di conclusione delle indagini saranno notificati oggi. Per Conte e Speranza invece gli atti dovranno essere trasmessi al Tribunale dei Ministri

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La colonna di camion militari carichi di bare lascia Bergamo, 19 marzo 2020. ANSA/ Fabio Conti

Si chiude con 19 indagati l’inchiesta per epidemia colposa relativa allo scoppio della pandemia di Covid che, nel febbraio e aprile 2020, ha straziato la Bergamasca con oltre 6 mila morti in più rispetto alla media dell’anno precedente. Tra gli indagati figurano l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera.

Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, supervisionati dal Procuratore Antonio Chiappani, hanno tirato le somme di una indagine con cui si è cercato di far luce e individuare le responsabilità di quella tragedia la cui immagine più eloquente è quella delle lunghe file di camion dell’esercito con sopra le bare delle vittime.

“Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura – ha dichiarato l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte -. Sono tranquillo di fronte al paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica”.

Covid, l’inchiesta nella Bergamasca

I 17 avvisi di conclusione delle indagini saranno notificati oggi. Sono contestati a vario titolo i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e falso. Tra i nomi, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore dell’allora Comitato Scientifico Agostino Miozzo, l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e, tra i tecnici del ministero della Salute, l’ex dirigente Francesco Maraglino. Per quanto concerne Conte e Speranza gli atti dovranno invece essere trasmessi al Tribunale dei Ministri.

L’inchiesta vedeva già alcuni indagati come i vertici dell’Ats di Bergamo e dirigenti dell’assessorato regionale alla Sanità. Come scrive in una nota il Procuratore Chiappani, le indagini “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti” informatici o cartacei “nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti”.

Un’attività che ha consentito di ricostruire i fatti a partire dal 5 gennaio 2020, quando l’Oms aveva lanciato l’allarme globale a tutti i paesi, e che si è avvalsa di una maxi consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del Pd. Gli accertamenti hanno riguardato tre livelli, uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale con le audizioni a Roma di Conte, Speranza i veri tecnici e anche l’ex ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

La mancata zona rossa

Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano e i mancati aggiornamenti del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente anche se datato e che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid. Riguardo alle omissioni, come ha sottolineato Crisanti nella sua consulenza in base a un modello matematico, se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno.

Covid, le famiglie delle vittime: “Si riscrive la storia della strage”

“Da oggi – si legge in una nota dell’associazione dei familiari delle vittime del Covid ‘Sereniesempreuniti’- si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni”.

 Foto da ANSA/ Fabio Conti

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