Covid19, il Policlinico di Palermo piange il professore Ferrante

Il ricordo commosso del collega Francesco Vitale che, in una stanza dell’ospedale, ha codiviso con il medico 52enne la battaglia contro il virus.

Strappato alla vita a soli 52 anni dal Covid-19. Non ce l’ha fatta Angelo Ferrante, reumatologo dell’ospedale Policlinico e ricercatore universitario presso l’Università degli Studi di Palermo. Il medico, stimato dai colleghi per il suo grande senso del dovere, sempre accompagnato da maniere gentil, è stato ricordato, tramite una lettera, da un collega, il professore Francesco Vitale.

UNA PERSONA GARBATA

“In quei cinque giorni imparai a conoscere il lato umano di Angelo Ferrante, il suo carattere riservato ma sincero, le sue paure derivanti dalla consapevolezza della malattia e della propria vulnerabilità ma anche la sua volontà determinata a volerla superare per poter tornare presto alla sua adorata famiglia ed al suo lavoro, i suoi modi gentili e il garbo con cui si rivolgeva al personale di assistenza sempre come “paziente” e mai come medico, la sua iniziale timidezza, poi diventata confidenza, nel chiedermi se potevo aiutarlo a staccare l’ossigeno dall’erogatore a parete per attaccarlo al bombolino ed accompagnarlo in bagno.

MAI PIU’ RIVISTI

Angelo era una persona che si faceva davvero amare da tutti coloro che avevano la fortuna di interagire con lui ed i giorni passati insieme sono di quelli che non si possono dimenticare per intensità di emozioni e sentimenti. Quando, il 18 novembre, sono stato dimesso ci siamo abbracciati e promessi che ci saremmo ritrovati fuori da quella stanza per festeggiare l’uscita reciproca da quell’incubo di isolamento dell’anima, oltre che fisico, che è il Covid, ma ci siamo solo sentiti per messaggi e mai più rivisti”.

UN ESEMPIO DI COMPOSTEZZA

Ho rivisto Angelo in camera mortuaria ed ho rivissuto alcuni momenti passati insieme che voglio dedicare alla sua memoria, all’esempio di compostezza con cui ha affrontato un destino che non gli ha concesso, temporalmente, l’aiuto di una vaccinazione che avrebbe potuto salvarlo insieme con le altre centinaia di persone che ogni giorno muoiono di Covid nel nostro Paese, a monito perenne per tutti quelli che oggi si permettono di rifiutarla sulla base di opinioni personali non motivate razionalmente, che, nella situazione di emergenza sanitaria che ancora viviamo, suona offensivo per chi ha rischiato la vita o l’ha persa a causa di questo maledetto virus”.