È in preparazione il nuovo “Dpcm Ristori”, e in un emendamento firmato da deputati Pd e Leu torna a fare capolino la patrimoniale. In esso viene chiesto l’abolizione dell’Imu e dell’imposta sui conti correnti e di deposito titoli. Dovrebbero essere sostituite da una tassa progressiva «sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500mila euro. Derivante dalla somma delle attività mobiliari e immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all’estero».
La norma, se approvata, prevede quindi imposte progressive che partono dallo 0,2% «per una base imponibile di valore compreso tra 500mila euro e un milione di euro», per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro. Nell’emendamento è prevista un’aliquota del 3% per patrimoni superiori al miliardo di euro. Il senatore Francesco Laforgia (LeU) ha anche spiegato l’urgenza dell’introduzione di questa norma dicendo: «Chiedere a qualche benestante un contributo di solidarietà per contrastare le disuguaglianze è il minimo che si debba fare in una fase così difficile per il Paese».
Le opposizioni hanno molte riserve su questo «qualche» benestante. Sostengono che la base imponibile di partenza riguarda invece gran parte dei contribuenti, visto che tra reddito e casa di proprietà la platea sarebbe molto ampia, e non si tratterebbe quindi dei soli «benestanti». Dicono che si vuole colpire chi lavora e paga le tasse, e chi con sacrifici possiede una casa o l’ha lasciata ai propri figli. «Un’aliquota progressiva sui patrimoni è una follia ─ spiegano ─, che rischia di dare il colpo di grazia alla classe media. Non lo permetteremo». Giorgio Mulè, portavoce unico dei gruppi di Camera e Senato per Forza Italia, definisce l’eventuale tassa così: «Quella che all’apparenza è una patrimoniale, nella sostanza è una rapina nei conti correnti degli italiani».