Da novembre ad oggi sono, in tutto, 42 i neonati ricoverati dall’UOC di Neonatologia ed UTIN dell’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia- Cervello” di Palermo, perché affetti da bronchiolite. A riferirlo è il report diffuso proprio dall’Azienda, che ha destinato ad hoc per prima tra le Terapie Intensive neonatali della città 4 posti letto, che in alcuni frangenti sono stati elevati a 6.
Nel 90% circa dei casi i piccoli pazienti sono risultati positivi al virus respiratorio sinciziale: tutti erano affetti da insufficienza respiratoria, per lo più di grado medio- severo, con diversi casi che hanno necessitato di ventilazione invasiva tramite intubazione. Dall’osservazione clinica si evidenzia che in 12 casi era presente, oltre all’infezione da VRS, anche una co-infezione da altro microganismo virale o batterico, come il virus dell’influenza A, Rhinovirus, Adenovirus ed in particolare in 5 casi era presente anche il Coronavirus SARS-Cov 2, il che ha causato quadri clinici particolarmente gravi ed impegnativi.
I real data e le evidence emerse nella pratica clinica dell’azienda palermitana vanno inquadrati nel più ampio contesto epidemiologico che sul punto rileva: dagli inizi di novembre a tutt’ora è in corso in Italia un’epidemia di bronchioliti. Si tratta di un’affezione tipica dei primi due anni di vita, che può provocare insufficienza respiratoria anche grave. Ha, infatti, una gravità inversamente proporzionale all’età del soggetto (particolarmente grave nei primi 6 mesi di vita), ed è causata da diversi virus, ma per l’80-90 % dal Virus Respiratorio Sinciziale.
La sindrome respiratoria diventa particolarmente impegnativa nel neonato e nei primi 3-6 mesi di vita, per le particolari condizioni anatomiche dei bronchi e bronchioli dei lattanti e, causando ostruzione dei condotti respiratori, può portare al collasso polmonare. Non esiste una terapia specifica per il VRS, ma bisogna trattare l’insufficienza respiratoria con ossigeno, ventilazione non invasiva e, nei casi più gravi, con ventilazione invasiva tramite intubazione tracheale. Fondamentale è correggere lo scompenso nutrizionale-metabolico con reidratazione e nutrizione endovena. Gli antibiotici vengono somministrati solo in caso di sovrainfezioni batteriche.
“Quest’anno l’epidemia da VRS è particolarmente violenta a causa del cosiddetto debito immunologico, causato dalla chiusura delle attività scolastiche e sociali in generale negli ultimi tre anni di pandemia Covid19, e dall’utilizzo delle mascherine, che hanno impedito la circolazione virale, aumentando enormemente, dunque, la quantità di soggetti recettivi quest’anno al virus”. Così spiega Fabio Giardina, responsabile dell’UOC Neonatologia con UTIN dell’Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” di Palermo.
“Il contagio nei neonati e lattanti – sottolinea l’esperto – avviene tramite via aerea da soggetti più grandi, adulti, ma soprattutto da bambini scolarizzati di età maggiore ( 3-10 anni), che presentano normali sintomi influenzali (per loro, come per gli adulti, il VRS non è pericoloso causando una normale affezione influenzale), i quali trasmettono l’infezione ai fratellini più piccoli o a neonati e lattanti con cui sono a contatto”. “I sintomi – conclude Giardina – che devono indurre i genitori a sospettare una bronchiolite sono: comparsa di rinorrea (secrezioni dal naso), tosse, respiro sibilante e difficoltà a respirare (dispnea), accompagnati da rifiuto dall’alimentazione. Può essere presente anche un rialzo della temperatura corporea (stato febbrile)”.
Gli esperti hanno anche elaborato un vademecum per genitori e non solo al fine di prevenire l’infezione nei neonati-lattanti. Attraverso l’adozione di semplici misure igienico – comportamentali si possono infatti cautelare meglio i nostri piccoli. Eccone alcune: