VIDEO|Ex Palagranata all’asta: bowling costretto allo sfratto dopo 23 anni

L’attività esiste dal 1998, dopo il fallimento della “Pallacanestro Trapani”

bowling

Il curatore fallimentare ha deciso di mettere all’asta l’ex “Palagranata”, che ha ospitato le storiche partite del Trapani basket negli anni ’90, quando la squadra ottenne una storica promozione in A1. La struttura, che si trova in contrada Ospedaletto-Milo, all’uscita dell’autostrada, costò ben 3 miliardi di lire nel 1987.

Il Palagranata evoca piacevoli ricordi non solo agli appassionati di pallacanestro ma alla città intera. Una città che però ha potuto continuare a godere della struttura, seppur in maniera differente, anche dopo il 1996, anno del fallimento della società “Pallacanestro Trapani”. A seguito di lavori di ristrutturazione, che hanno coinvolto gran parte dell’edificio, il Palagranata divenne un bowling, inaugurato nell’aprile del 1998.

Negli anni l’attività ha cambiato tre diverse gestioni, fino ad ampliarsi e consolidarsi con l’attuale proprietà. Adesso però Il locale, che offre anche un servizio di sala giochi bar e intrattenimento, oltre a trovarsi chiuso da oltre un anno per l’emergenza sanitaria, sarà costretto ad affrontare anche questa situazione. A causa della messa in asta dell’ex Palagranata, infatti, l’unico bowling di Trapani è destinato a scomparire, salvo miracoli, dopo oltre 23 anni.

UNA VERTENZA LUNGA 20 ANNI

A spiegare i particolari della vicenda Palagranata e del locale che lei gestisce è la signora Isabella Righetti, proprietaria da undici anni dell’Eryx Bowling di Trapani:

Questo è un messaggio rivolto principalmente ai tanti amici che sono stati un pò disorientati dalle notizie di stampa che li hanno raggiunti nelle ultime ore. E che mi chiamano per chiedermi: “Il bowling si vende”?” “No”, si vende il Palagranata, il suo capannone, e i 20.000 ettari di terreno su cui questo si trova. Quello si vende, a termine di una vertenza legale durata più di 20 anni, tra la “Pallacanestro Trapani” e la “Polisportiva Trapani”. Una era la proprietaria della squadra che qui giocava e si allenava, l’altra era la proprietaria della struttura fisica, dell’impianto, delle mura e del terreno circostante. Dopo più di 20 anni la legge finalmente ha messo la parola fine a tutto questo e ha assegnato la proprietà dell’impianto alla “Pallacanestro Trapani”. Ma, essendo quest’ultima fallita da molti anni, l’unico modo che ha per raggranellare quattrini è evidente che è questo bene. Ecco perché è stato messo all’asta, che se non erro inizierà il 14 luglio.

“NOI SIAMO ANCORA QUI FINO A…”

Il bowling non si vende, il bowling è ancora qui. – Prosegue la signora Righetti – Non è aperto causa covid, ma gli atleti tesserati vengono ad allenarsi, chi vuole una pizza d’asporto me la può chiedere, me la può ordinare. Chi vuole venire a prendere il caffè, fuori in questo momento lo può fare. Quindi il nostro locale è aperto e ci rimarrà almeno fino al 17 di giugno, perché è chiaro che se non riusciremo ad acquistarlo da qui ce ne dovremmo andare. E non sarà una cosa facile. Se almeno una volta avete messo piede qui dentro sapete che ci sono 12 piste da bowling, un’ottantina di videogiochi, una cucina perfettamente attrezzata, tavolini, posti a sedere, attrazioni di tutti i tipi. E non sarà facile portarli via né tantomeno trovare un altro posto in cui poterli allocare. Certamente non a Trapani, perché noi siamo un’attività anche ricreativa, ma principalmente sportiva, e quindi il piano regolatore, che è un po’ datato, prevedeva questa come area sportiva. Perché questo è: 20000 mq di area sportiva.

“É DA TRE ANNI CHE PROVIAMO AD ACQUISTARLO”

1.216.000 euro è la somma che serve per acquistarlo, – specifica la titolare dell’Eryx Bowling, – un pò meno per la base d’asta che è 920.000 euro, ma pur sempre una cifra enorme. Noi è da 3 anni che tentiamo di acquistarlo, ma ancora non ci siamo riusciti. Il nostro progetto per l’acquisto e la ristrutturazione di questo immobile è morto non di covid, ma di burocrazia. Avremmo dovuto realizzare un progetto da 4 milioni di euro, tra fondi Bei e fondi Junker. Cerchiamo da due anni uno zelante funzionario che decida che il nostro progetto è compatibile con le linee guida promosse dalla comunità Europea. E non lo troviamo, perché questo significa assumersi una responsabilità. Poi è arrivato il covid e ci ha messo il carico da undici.

Ora bisognerà vedere come recuperare questa somma, perché dopo un anno di chiusura forzata non hai molte frecce al tuo arco, solo molti debiti. È una strada in salita, che si può percorrere solo con l’aiuto di tutti voi. Questo posto non è soltanto un cimitero degli elefanti, per i nostalgici del basket che fù. Lo era gloriosamente fino a 20 anni fa. Per altri 20 anni è stato un centro di aggregazione aperto a tutti, che ha fatto da collante tra la città ben educata, elegante e acculturata e un un’altra parte di città meno fortunata e parecchio più disagiata. Eppure io e la mia famiglia siamo riusciti a garantirlo questo equilibrio, con molto lavoro e impegno. Qui ci sono 10 anni della vita della mia famiglia, più tutto quello che la mia famiglia aveva accantonato e messo da parte negli anni precedenti.

UN APPELLO ALLA CITTÀ

Quando abbiamo rilevato l’attività, il 31 luglio 2010, era già parecchio provata. – conclude Isabella Righetti – Non sapevamo che avremmo comprato la Fontana di Trevi, ma così è stato. Ma ormai eravamo in ballo e bisognava ballare. E noi cercheremo comunque di continuare a ballare, ma da soli non possiamo farcela. Ringrazio gli amici per la solidarietà che mi hanno espresso, ma mi piacerebbe che anche la città riscoprisse un po’ le sue origini e ci fosse vicina in questo momento ancora più difficile di quanto già lo sia.”

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