Lo scorso gennaio i pm del pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis hanno interrogato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando nell’ambito delle indagini sui possibili falsi in bilancio nel Comune. Il primo cittadino ha respinto le accuse affermando che il suo ruolo è esclusivamente politico e non svolge direttamente atti d’amministrazione come i bilanci del Comune. Questi compiti, secondo sempre quanto dichiarato da Orlando, spettano ai dirigenti e ai dipendenti del municipio.
Secondo l’accusa, però, dalle intercettazioni sarebbe emerso che il sindaco era a conoscenza di alcuni “trucchetti” nei bilanci nel 2016, 2017, 2018 e 2019, necessari per evitare un crollo finanziario anticipato per il Comune di Palermo. In particolare : “previsioni di entrate gonfiate e uscite sovrastimate”. Tuttora il futuro del capoluogo siciliano rimane ancora in bilico, infatti il Comune ha evitato all’ultimo istante il dissesto. Adesso si attende l’ok da Roma per dare una boccata di ossigeno ai conti del bilancio 2021.
Nell’inchiesta ,resa nota lo scorso ottobre, oltre al sindaco Orlando sono coinvolte anche altre 23 persone tra cui ex assessori, dirigenti e capi area comunali. Le irregolarità riguarderebbero diversi settori, tra questi l’ufficio del condono edilizio, quello dei tributi, quello delle risorse patrimoniali e delle politiche abitative. Ma anche le partecipate del Comune, Rap ed Amat.