Giallo di Caronia, via all’udienza: il gip di Patti deciderà se archiviare
Il Gip del tribunale di Patti, Maria Eugenia Aliquò, comunicherà la decisione nei prossimi giorni.
Si è tenuta nella mattinata di oggi, 22 ottobre, l’udienza in camera di consiglio davanti al Gip del tribunale di Patti per il giallo di Caronia. Per la vicenda di Viviana Parisi e del figlioletto Gioele, infatti, il procuratore Angelo Cavallo ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. La ricostruzione della Procura ipotizza che si sia trattato di un omicidio – suicidio.
Un’ipotesi che la famiglia Mondello, tuttavia, non accetta. Nell’ultimo accorato appello su Facebook Daniele Mondello ha chiesto ancora una volta giustizia per la moglie e il figlio. L’uomo è supportato dagli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti. Questi, con la collaborazione di un team composto dal criminologo Carmelo Lavorino, il medico legale Antonio Dalla Valle, lo psicologo forense Enrico Delli Compagni e le antropologhe forensi Nicolina Palamone e Angelica Zenato, hanno presentato una lunga relazione. La squadra di esperti sostiene che madre e figlio siano caduti in una profonda buca e che i loro corpi siano stati poi spostati per simulare un suicidio.
Giallo di Caronia, l’udienza
Il Gip del tribunale di Patti, Maria Eugenia Aliquò, comunicherà la decisione nei prossimi giorni. Questa mattina in udienza erano presenti i sostituti procuratori Alessandro Lia e Federica Urban. Presenti anche gli avvocati della famiglia Mondello.
“Il Gip deciderà se abbiamo ragione noi che affermiamo che Viviana non ha ucciso Gioele e MAI si è arrampicata su quel traliccio e MAI dallo stesso si è buttata (e se esiste una “combinazione criminale” che ha traslato i corpi delle vittime ed ha depistato), oppure se hanno ragione i tre Magistrati della Procura di Patti e i loro 15 super-esperti dello scibile umano i quali ipotizzano senza basi e prove che trattasi di «omicidio-suicidio». Che Dio illumini la mente di chi deve giudicare!”. Così ha dichiarato il criminologo Carmelo Lavorino, a margine dell’udienza.
“Siamo profondamente rincresciuti e sconcertati che un Alto Magistrato abbia definito le tesi della Difesa della famiglia Mondello con l’aggettivo grottesche” aggiunge Lavorino. “Rimandiamo al mittente la definizione ricordando che la sua tesi e’ “IL NULLA MISCHIATO COL NIENTE CONDITO DA ERRORI E PREGIUDIZI. E’ inelegante e inopportuno che un Funzionario dello Stato Italiano si esprima in tal modo: evidentemente abbiamo toccato un nervo personale scoperto ed attivato sentimenti ed emozioni non condivisibili”, conclude.