Giallo di Caronia, Daniele Mondello: “Viviana e Gioele meritano giustizia”
Un messaggio forte quello di Daniele Mondello, che dichiara a gran voce una sete di verità non ancora estinta.
La vicenda legata al giallo di Caronia non ha ancora fine e Daniele Mondello è determinato a non arrendersi. Il papà del piccolo Gioele, nonché marito della giovane dj Viviana Parisi, ha scritto nelle scorse ore un post su Facebook che mostra tutta la sua disperata determinazione.
“Ecco cosa è rimasto della maglietta del MIO BAMBINO. FINCHÉ NON TROVO LA VERITÀ IO NON MI FERMO. NON FINISCE QUI VIVIANA E GIOELE MERITANO GIUSTIZIA E VERITÀ”. Così scrive l’uomo, che lancia un accorato appello. “Mi rivolgo ai paesi di Caronia, Sant’Agata Militello, Santo Stefano di Camastra. Aiutatemi a trovare la VERITÀ. Aiutatemi a trovare un po’ di PACE. Viviana poteva essere vostra MOGLIE, vostra SORELLA, vostra FIGLIA. Gioele poteva essere vostro FIGLIO, vostro NIPOTE, vostro FRATELLINO. Non abbiate PAURA. Chi sa PARLI. Sono un PADRE e MARITO distrutto dal DOLORE che mi LACERA DENTRO”.
Giallo di Caronia, la ricostruzione della Procura
Un messaggio forte quello di Daniele Mondello, che dichiara a gran voce una sete di verità non ancora estinta. Angelo Cavallo, procuratore di Patti, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione dell’inchiesta relativa alla morte di Viviana e del piccolo Gioele. La ricostruzione della Procura ipotizza, infatti, che si sia trattato di un omicidio – suicidio.
Il corpo di Viviana fu ritrovato l’8 agosto 2020 ai piedi di un traliccio dell’alta tensione; dopo undici giorni di ricerche anche i resti del figlioletto furono rinvenuti a circa 800 metri di distanza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, dopo l’incidente stradale, Viviana, sola e sotto shock, avrebbe corso col figlio di quattro anni in braccio. Nessuno l’avrebbe inseguita nel percorso fino al traliccio dell’Enel, da cui si è poi lanciata. Non vi è certezza, invece, su cosa sia accaduto a Gioele. La donna potrebbe averlo soffocato prima dell’estremo gesto. I resti del suo corpo, dilaniato dagli animali, portano gli inquirenti ad escludere un’aggressione.
La tesi della famiglia Mondello
La difesa della famiglia Mondello, tuttavia, non accetta tale ricostruzione né tanto meno la richiesta di archiviazione del caso.
Gli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti, con la collaborazione del team composto dal criminologo Carmelo Lavorino, il medico legale Antonio Dalla Valle, lo psicologo forense Enrico Delli Compagni e le antropologhe forensi Nicolina Palamone e Angelica Zenato, hanno presentato una lunga relazione. Nel corso di quest’ultima, si sostiene che madre e figlio siano caduti in una profonda buca contenente dell’acqua sul fondo e che i loro corpi siano stati in seguito spostati per simulare un suicidio.
Si attende, dunque, la decisione della Procura sull’archiviazione o meno del caso, che a distanza di oltre un anno ancora non ha trovato una verità.