Agrigento, Giuseppe Arnone presenta il libro “Italiani nel cuore”
L’evento si terrà alla presenza dell’onorevole Vittorio Sgarbi, autore della prefazione
“Italiani nel cuore” è il titolo del nuovo libro del professore Giuseppe Arnone, che sarà presentato sabato 26 febbraio ad Agrigento, nell’Aula Magna “Luca Crescente” del Consorzio Universitario Empledocle.
L’appuntamento si terrà alle 17:00 e vedrà la presenza dell’onorevole Vittorio Sgarbi, autore della prefazione.
“Si tratta – spiega Giuseppe Arnone in merito alla pubblicazione – di un pamphlet che nasce dall’esigenza di mettere in luce il rapporto tra l’emigrazione italiana del passato e quella attuale”.
Tematiche che lui stesso conosce bene e che da anni analizza dal doppio angolo visuale di imprenditore e presidente della Fondazione “Italiani in Europa”.
Il libro, infatti, si sofferma con attenzione sulle differenze che intercorrono tra i flussi migratori del secolo scorso e quelli contemporanei.
E mette in luce gli aspetti edificanti e i potenziali risvolti positivi, per il sistema Paese, racchiusi nel legame che intercorre tra gli italiani che vivono all’estero e quelli che risiedono in patria.
LA PRESENTAZIONE
Il lancio editoriale vedrà la partecipazione di intellettuali, personaggi della cultura e del mondo dell’innovazione di calibro nazionale: dal deputato nazionale e critico d’arte Vittorio Sgarbi al presidente dell’Associazione Nazionale Giovani Innovatori Gabriele Ferrieri ad Antonino Mangiacavallo, presidente del polo universitario akragantino.
A moderare sarà Nunzio Panzarella, esperto di public affairs e curatore del saggio edito da Rubbettino.
L’incontro partirà dai concetti cardine del libro per analizzare attentamente il fenomeno della fuga dei cervelli e dei nuovi modelli di emigrazione giovanile verso i principali Paesi europei.
A latere del lancio editoriale di “Italiani nel cuore”, verrà presentato anche “Raffaello. Un dio mortale” ultima fatica letteraria di Vittorio Sgarbi.
L’ INTERCONNESSIONE TRA FORMAZIONE ED EMIGRAZIONE
La stesura del libro, maturata alla fine del 2020, durante la seconda ondata della pandemia Covid-19, si fonda su una riflessione dell’autore.
Un lavoro strutturato in cinque parti, collocate in maniera propedeutica a rendere razionale e maggiormente fruibile i contenuti delle pagine successive.
Giuseppe Arnone, essendosi occupato di formazione nella tripla veste di insegnante, imprenditore e presidente della Fondazione “Italiani in Europa”, ha rilevato una falla nella saggistica italiana.
Ovvero, la scarsa attenzione sul rapporto tra formazione ed emigrazione, un tema che l’editoria in generale sembra trascurare.
“La maggior parte dei nuovi emigrati italiani – spiega – nulla o quasi ha a che vedere con quelli con la valigia di cartone di una volta”.
“Al contrario – precisa – sono giovani altamente qualificati, spesso con una laurea o un dottorato di ricerca in tasca che, a causa di un mismatch imperante, sono spesso costretti a mettere a frutto le proprie competenze all’estero”.
LE “COLPE” DELLA POLITICA
L’ opera di Giuseppe Arnone si configura, sotto alcuni aspetti, anche come un je accuse alla politica nazionale, del quale l’autore stigmatizza l’approccio distratto e disattento verso intere comunità di italiani che vivono all’estero.
A tal proposito, non si deve sottovalutare il complesso di colpa che la classe dirigente italiana ha nutrito, e nutre
ancora oggi, verso il mondo dell’emigrazione.
Al punto da provare quasi a rimuoverne la memoria, attraverso l’estromissione dai media e dai dibattiti.
Ma anche attraverso una descrizione retorica e comunque frammentaria del fenomeno, talvolta intrisa da una certa forma di ipocrisia.
In tema di emigrazione, per l’autore due elementi sono stati particolarmente utili alla realizzazione del libro.
Da un lato, la Fondazione “Italiani in Europa”, think tank creato insieme ad alcuni accademici, operatori
economici e professionisti italiani sparsi nell’UE per dar voce alle istanze dei tanti italiani in giro per il vecchio continente.
Dall’altro, l’esperienza vissuta dall’autore in veste di candidato alla Camera dei Deputati alle politiche per gli italiani all’estero tra il 2017 e il marzo 2018.
Soprattutto da quest’ultima esperienza si è cercato di trarre delle conclusioni che andassero oltre la contingenza della campagna elettorale.
LA PRIMA PARTE
Uno dei meriti più qualificanti del libro è l’analisi dello scenario delle dinamiche sociali, economiche e politiche dell’Italia dagli anni cinquanta fino a oggi, senza perdere di vista gli sviluppi paralleli delle comunità nostrane all’estero.
Seguendo un filo rosso che va dal generale al particolare, il pamphlet nel primo capitolo fornisce una panoramica iniziale dei sistemi elettorali della Prima Repubblica.
Sistemi che, per scelta, non hanno contemplato il coinvolgimento, tramite precisi modelli di inclusione nelle leggi elettorali, di quei milioni di “expat” che, grazie ai sacrifici della prima generazione di emigrati, hanno potuto studiare affermandosi
come professionisti.
O che hanno aperto un’attività economica consolidandola nel tempo: non a caso oggi, molti di essi sono affermati imprenditori.
IL SECONDO CAPITOLO
Nel capitolo due della seconda parte, dopo una trattazione delle evoluzioni che hanno investito l’Italia nel secondo Novecento, si pone l’attenzione sul voto degli italiani all’estero.
In evidenza, il ruolo delle ambasciate e dei consolati e l’attività di promozione condotta degli istituti di cultura, che supportano con dedizione il sistema Paese.
Ampio spazio è dedicato alla figura dell’ex ministro Mirko Tremaglia, al quale va riconosciuta la lungimiranza della legge istitutiva del voto degli italiani all’estero che porta il suo nome.
IL TERZO CAPITOLO
Criticità dell’attuale sistema di voto all’estero e disagi nel rapporto con la burocrazia italiana sono gli argomenti del terzo capitolo.
Senza dimenticare il continuo ridimensionamento della rete consolare, a cui si cerca di rimediare con la presenza dei patronati.
Nel tempo, essi sono divenuti anche un punto di riferimento per le generazioni più giovani che, per motivi di lavoro e studio, lasciano l’Italia.
Nel libro, figura anche un’ampia digressione sul tema del “brain drain”, ovvero la “fuga dei cervelli”.
Un fenomeno che, secondo i dati presentati dalla Fondazione “Leone Moressa” a Palazzo Chigi, è costato in pochi anni oltre sedici miliardi di euro.
Vale a dire, l’equivalente di un punto nel Prodotto Interno Lordo.
IL QUARTO CAPITOLO
Grazie all’ausilio di tabelle esplicative, il quarto capitolo analizza, seppure in modo sintetico, il voto espresso in occasione delle politiche del 2018 nella Circoscrizione Estero.
In particolare, nel Collegio “Europa” dove l’autore è stato candidato: un’occasione per passare in rassegna i momenti salienti di un’esperienza personale.
Giuseppe Arnone fornisce una lettura “antropologica” alle istanze, alle speranze e alle necessità delle comunità italiane expat.
IL MANIFESTO CONCLUSIVO
Parola d’ordine, cambiamento.
Nello specifico, culturale e collettivo.
Questo, in sintesi, il senso del manifesto conclusivo al quale è dedicato il quinto capitolo del libro.
Ovvero, un compendio delle idee che la Fondazione “Italiani in Europa” porta in giro ormai da anni, per il Paese e all’estero.
“Diffondiamo i semi da cui potrà germogliare l’albero di una nuova Italia – spiega Giuseppe Arnone – che consideri i propri
connazionali all’estero come una risorsa da valorizzare”.
Un bagaglio di esperienze e vissuti dai quali trarre spunto per delineare nuove best practices da attuare a livello nazionale.
“Però, per riuscirci – avverte il professore – bisogna, come sempre, partire da noi stessi: dalle nostre architetture mentali e dai nostri schemi di pensiero e azione”.
“A qualcuno potrà apparire come una semplificazione eccessiva – osserva – ma crediamo davvero che una chiave di volta del nostro rilancio consista in un cambiamento culturale”.
GIOVANI TALENTI E LAVORATORI PROTAGONISTI DELLA RINASCITA
In sintesi, una nuova visione degli italiani all’estero, elemento propulsivo per rilanciare la nazione.
Un percorso paragonabile a quello compiuto nei decenni scorsi da nonni e bisnonni con le loro rimesse, con la differenza della tecnologia e del know how attualmente a disposizione.
Si tratta, ovviamente, di un ragionamento che riguarda gli espatriati più giovani, figli del cosiddetto “brain drain“.
In realtà, il manifesto per la rinascita, articolato in cinque punti, rappresenta molto di più di una semplice dichiarazione di intenti.
È la sfida che la Fondazione “Italiani in Europa” si pone per il 2022, all’insegna del tentativo di tradurla in azione concreta.
CENNI SULL’ AUTORE
Classe 1968, Giuseppe Arnone è impegnato nel campo della formazione e dell’istruzione superiore e universitaria.
Ha iniziato il percorso professionale come docente di materie giuridico-economiche nei licei per approdare successivamente al mondo universitario.
Residente ormai da anni in Romania, si occupa della direzione generale di “Fundatia Europea delle Professioni”, Accademia
di formazione post liceale delle professioni sanitarie.
Da sempre appassionato di politica, ha ricoperto vari ruoli, anche istituzionali: tra i più significativi, quello di assessore alla Provincia Regionale di Agrigento con deleghe alla Protezione Civile e alle Pari opportunità.
Un’esperienza nella quale ha profuso grande attenzione alle problematiche relative agli italiani in Europa e nel mondo.
È stato anche e vice sindaco del Comune di Licata, in provincia di Agrigento.
Alla guida del think tank “Fondazione Italiani in Europa”, si è speso per rinsaldare il legame tra le comunità italiane emigrate e le loro zone di origine.
Sul fronte politico, ha portato avanti la battaglia dell’abolizione dell’IMU per gli italiani residenti all’estero.