Si chiama Halite, termine greco che in italiano si traduce in salgemma, ossia la pietra di sale. Un minerale fatto di cloruro di sodio come titolo del primo album di esordio della compositrice, pianista e flautista siciliana Floriana Franchina. Un lavoro in uscita il 18 dicembre in tutte le piattaforme digitali, tra cui Amazon Music, Spotify, iTunes. Prodotto dall’etichetta Telecinesound di Roma e realizzato in collaborazione con la Italkali, principale azienda in Italia per l’estrazione, la lavorazione e l’esportazione del salgemma.
Dieci brani, tutti scritti per pianoforte durante il periodo del primo lockdown. Il loro stile è stato ribattezzato dalla stessa compositrice come minimalista romantico. Una musica non ripetitiva, come se si trattasse di una sorta di racconto, fitto di temi, senza ritornelli, che si sviluppano come se fossero tanti quadri, diversi, ma con un unico filo rosso che li collega tutti, raccontando storie di una musica visiva che lascia spazio a quelle immagini, suggestioni e sensazioni che l’animo umano prova affacciandosi al mondo.
L’uscita dell’album Halite accompagna quella del videoclip “Gocce di mercurio“, realizzato all’interno dell’incantevole cornice della miniera di sale di Racalmuto.
«Il titolo dell’album Halite rievoca, infatti, proprio questo elemento: il sale. Elemento così essenziale per la nostra vita, come lo è la musica per me. Il mio intento attraverso la mia musica è anche quello di valorizzare la terra in cui sono nata, riscoprendo luoghi magici della Sicilia. Il disco, infatti, non vuole essere una cosa fine a se stessa, ma piuttosto un modo per unire musica, arte e territorio insieme“, spiega Floriana Franchina.
Sponsor ufficiale del disco è la società Italkali, che gestisce la cava di sale di Racalmuto. All’interno del disco un viaggio che contiene all’interno influenze di tanti generi musicali. Ogni brano è un piccolo ecosistema musicale, come nel caso di “Ingranaggi“, brano che “è un po’ letteralmente come un ingranaggio che si spezza e che vorrebbe aggiustarsi. Che può essere l’ingranaggio di un’anima, di una vita, di un qualcosa che cerca di ricomporsi e ritrovarsi“, sottolinea la compositrice. Poi c’è “Mangrovie”, che come una sorta di arcolaio, strumento utilizzato per dipanare le matasse, va avanti fino al raggiungimento di un lieto fine.
Nata a Sant’Agata di Militello in provincia di Messina, ha iniziato lo studio del pianoforte e del flauto all’età di nove anni, sotto la guida del padre. Si è diplomata con il massimo dei voti e la lode in flauto con il maestro Giorgio Zagnoni e in pianoforte con Bruna Bruno, presso il Conservatorio Giovan Battista Martini di Bologna. E’ vincitrice di oltre 100 concorsi nazionali ed internazionali con entrambi gli strumenti.
Ha collaborato con l’Orchestra Mozart diretta da Claudio Abbado, l’Orchestra Filarmonica di Torino, il Teatro Comunale di Bologna, l’Accademia dell’Orchestra Mozart di Bologna, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra Filarmonica di Bologna.
Collabora da quattro anni come Primo flauto dell’Orchestra Sinfonica Siciliana con la quale ha anche suonato da solista al pianoforte nel 2017. Non solo: nel 2018, al flauto, diretta dal maestro Hans-Jörg Schellenberger.
In campo internazionale, ha partecipato a diverse tournée in Giappone e in Cina, nonché in Oman con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo.