Il papà di Tommaso: «Quella donna non ha colpe, siamo pronti ad abbracciarla»
Il papà del piccolo Tommaso ha parole di comprensione per la donna che aveva appena parcheggiato l’automobile che ha travolto i bambini: «Anche la sua vita è rovinata»
Patrizio D’Agostino, il papà di Tommaso, del bimbo ucciso mercoledì a scuola ha la voce rotta dal pianto dall’inizio alla fine dell’intervista che ha rilasciato a Repubblica. Ma la sua fede gli sta dando la forza per sopportare il dolore di aver perso il figlioletto, e anche quella di aver già perdonato chi, involontariamente, gli ha tolto un figlio. «È stata una fatalità, una disgrazia. La madre dei gemellini non c’entra nulla, non coviamo un senso di vendetta nei confronti di quella donna. Sarà disperata quanto noi, anche la sua vita in fondo è stata rovinata. Si vede che il Signore aveva bisogno di un angelo e ha scelto Tommaso». Ed ha affermato, anche: «È giusto darle un abbraccio e farle sentire che abbiamo capito».
LA DISGRAZIA NEL RACCONTO DEL PAPÀ DI TOMMASO
Nell’intervista ha anche raccontato come è venuto a conoscenza della tragedia: «Ero sul terrazzo di casa mia, da cui si vede l’asilo di Tommaso, il cortile esterno e i tre tendoni bianchi che fanno ombra, quando all’improvviso ho sentito un boato, un rumore fortissimo. Saranno state le 14.30 circa, mia moglie era già a casa e anche io ero in pausa pranzo. Tommaso il mercoledì esce dopo perché ha l’ora di religione. Sentito quel rumore sono entrato in casa e ho detto a mia moglie che ero preoccupato. ‘Credo sia successo qualcosa all’asilo di Tommaso’. ‘Ma no, ma figurati, ci avrebbero avvisato, chiamato dalla scuola, stai tranquillo’. Ma io tranquillo non riuscivo a stare».
«TOMMASO INCASTRATO SOTTO LA MACCHINA»
Il papà di Tommaso ha raccontato di essersi allora recato all’asilo insieme alla madre, la nonna del piccolo. Lì ha visto la macchina dentro il giardino, con le sirene e ambulanze che arrivavano. A quel punto ha chiesto del figlio, ma le maestre gli hanno detto di stare tranquillo: «Sta qui, non si preoccupi. Dovete lasciare passare i soccorsi». Stava tornando a casa quando però la madre gli ha detto di tornare all’asilo, perché Tommaso era “rimasto incastrato sotto la macchina”. Ed ha ricordato: «I pompieri erano riusciti a sollevare con il sistema ad aria quella macchina e il mio piccolo era steso lì, con gli occhi chiusi, pallido. C’erano tre dottori attorno a Tommaso, uno gli praticava il massaggio cardiaco e poi la manovra di Valsalva e poi ancora il cuore. Sono stati parecchio tempo a provare qualsiasi cosa per mio figlio, non ho nulla da recriminare. Poi, dopo circa 40 minuti, credo, lo hanno caricato sull’ambulanza e portato al pronto soccorso dell’ospedale dell’Aquila». Arrivati al pronto soccorso gli è stata comunicata la morte di Tommaso. D’Agostino racconta che lui e la compagna avrebbero dovuto sposarsi in chiesa il 3 luglio, il giorno di San Tommaso. E annuncia che lo faranno comunque, in Comune, «per rispetto a Tommi, perché era una cosa che avevamo deciso proprio per lui, da credenti ci sembrava un dovere farlo per nostro figlio. Ovviamente la cerimonia in chiesa non la faremo. Non è una festa».