Inflazione occulta, il trucco delle aziende: stessa confezione, meno cibo

Per compensare gli effetti del caro-energia dovuto alla guerra, le aziende corrono ai ripari riducendo il contenuto delle confezioni dei loro prodotti

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C’è il caro energia e le aziende corrono ai ripari. È stato riscontrato un fenomeno che avviene per le merci che si trovano nei banconi dei supermercati.: la quantità di prodotto nelle confezioni diminuisce, seppure non di molto.  Mentre prezzo e confezioni restano invariati. Il primo a denunciare queste pratiche è stato il Financial Times. Sacchetti di patatine riempiti con cinque o dieci sfoglie in meno; rotoli di carta igienica da cui mancano una trentina di strappi; qualche decilitro di sapone in meno nelle bottiglie; flaconi di detersivo non riempiti del tutto; barrette di cioccolato, specie quelle a tocchi, meno pesanti e con la distanza aumentata tra i blocchetti.

LE AZIENDE APPROFITTANO DELLA BUONA FEDE DEI CLIENTI

Sono conseguenze della guerra in Ucraina, con l’impennata dei prezzi delle materie prime. Di questo problema se ne sono accorte anche le associazioni di consumatori. Che ora stanno denunciando, anche loro, questi atteggiamenti subdoli delle aziende. Sotterfugi destinati ad approfittare della buona fede dei consumatori e scaricare su di loro l’aumento dei prezzi. La politica pare che ancora non se ne sia accorta, e tace. Per quanto riguarda l’agroalimentare, pare sia ferma solo alle conseguenze del blocco del frumento e del mais ucraino. Secondo le stime preliminari Istat, l’inflazione a marzo ha toccato quota +6,7% su base annua, aumentando di un ulteriore punto percentuale rispetto al mese precedente. A trascinare la crescita è l’energia, il cui prezzo ha segnato una variazione annuale del +52,9%. Per quanto riguarda i rincari nelle bollette e nelle pompe gli effetti dell’inflazione sono evidenti. Molto meno sullo scontrino del supermercato. Ma è un’illusione ottica.

LA SPIEGAZIONE DELL’ESPERTO

Ecco come un esperto spiega questo fenomeno: «Ipotizziamo che un anno fa il costo di una confezione di spaghetti fosse di 2,15 euro (pari a 215 centesimi) per 500grammi di prodotto. Di conseguenza il prezzo al grammo, ottenuto dividendo il prezzo della confezione per il peso del prodotto venduto (215 ÷ 500), era di 0,43 centesimi al grammo». L’esperto continua dicendo: «Oggi il prezzo di vendita è rimasto invariato, quindi sempre 2,15 euro (215 centesimi), ma la confezione non contiene più 500 grammi di spaghetti, bensì 478. Il prezzo al grammo quindi ora è di circa 0,45 centesimi, il 4% in più rispetto a un anno fa». È una pratica scorrettissima, se non è “comunicata correttamente». Cosa che praticamente non avviene mai. Non solo. Potrebbe anche verificarsi che anche il punto vendita decida anche lui di aumentare il prezzo di queste confezioni “alleggerite”. Il prezzo risulterebbe doppiamente maggiorato.

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