La banda sgominata a Roma aveva la camera di tortura per chi non pagava

In carcere la banda dei narcos: avevano una stanza degli orrori come nella serie tv “Dexter”. Le intercettazioni: «Ti taglio a pezzi e vado a prendere i soldi della tua famiglia»

A Roma ieri i carabinieri hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di una banda composta da 14 persone. Sono gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, lesioni, tortura, sequestro di persona, estorsione e incendio. Le indagini risalgono al periodo compreso tra il 2018 e il 2019 e hanno consentito di raccogliere elementi gravemente indiziari in ordine all’esistenza “di una strutturata e pericolosa organizzazione criminale, dedita al traffico di consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti del tipo hashish, attiva nel quartiere La Rustica, area nord di Roma”, spiega una nota dei carabinieri. Si tratta della banda di Daniele Carlomosti, inteso “il gigante”. Un gruppo molto temibile, al punto che Massimo Carmignati, il “re del mondo di mezzo”, Parlando di loro aveva detto al suo braccio destra Riccardo Burgia: «Quelli sò brutti forti, compà».

LA STANZA DELLE TORTURE

E non sbagliava. Perché l’indagine è nata dal ferimento di un uomo, avvenuto l’11 dicenbre del 2018, mentre si trovava nella stanza di una casa in un complesso residenziale nel quartiere La Rustica. Quest’uomo era Maurizio Cannone, un tempo molto legato alla famiglia del boss.  Era colpevole di non avere onorato un debito da 64mila euro. La banda, dopo avere sequestrato l’uomo, lo aveva rinchiuso in una sorta di stanza delle torture. Destinata, appunto, a chi non onorava i debiti. Al punto che  era tutta rivestita con teli in plastica, per non lasciare in giro tracce di sangue, come in una sceneggiatura della serie tv Dexter. Gli investigatori, grazie a un trojan piazzato nel cellulare di uno degli indagati, avevano potuto ascoltare quanto accadeva nella “camera della tortura”.

LE INTERCETTAZIONI AGGHIACCIANTI DELLA BANDA

La vittima era stata legata, spogliata, costretta per ore a subire minacce e violenze. «Basta Daniè… ─ implorava il Cannone─. Mi gira la testa,  mi stai ammazzando». I carcerieri, intanto, lo minacciavano e dicevano di avere a disposizione ogni tipo di arma: pistole, kalashnikov, ma anche forbici, un trapano e delle tronchesi. Durante le sevizie Cannone veniva fotografato e filmato, e gli scatti inviati ai suoi familiari e ai suoi amici. La banda ha chiesto ed ottenuto  un riscatto. Le intercettazioni d’altronde erano agghiaccianti: «Ti taglio prima a pezzi e poi mi vado a prendere i soldi dalla famiglia tua… ti sto ammazzando, stai per morire, ora telefoni a casa e dici di farmi entrare» diceva Carlomosti.

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