Mafia a Marsala, condanne definitive per dieci indagati

L’operazione dei Carabinieri “Visir” ha condotto a 14 arresti il 10 maggio 2017. I dieci in questione sono coloro che hanno scelto di ricorrere al rito abbreviato

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La quinta sezione della Cassazione ha confermato, rendendole definitive, le condanne inflitte, il 18 giugno 2020, dalla terza sezione della Corte d’appello di Palermo a dieci presunti mafiosi di Marsala a seguito dell’operazione dei Carabinieri “Visir”. Questa ha portato a 14 arresti il 10 maggio 2017. I dieci in questione sono coloro che hanno scelto di ricorrere al rito abbreviato.

Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini di carabinieri e Dda, avviate nell’ambito delle ricerche del latitante Matteo Messina Denaro, hanno delineato i nuovi assetti della famiglia di Marsala.

MAFIA A MARSALA: LE PENE

La Cassazione, nello specifico, a ridotto di tre anni la pena inflitta a Vito Vincenzo Rallo, 62 anni, pastore. È ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Marsala. La pena passa da 23 a 20 anni di reclusione. In secondo grado Rallo ebbe la pena più severa; aveva già subito tre condanne definitive per mafia per una quindicina d’anni di reclusione. In primo grado il gup di Palermo Aiello gli aveva inflitto 16 anni; poi la Corte d’appello rideterminò la pena in complessivi 23 anni di carcere, in continuazione con un’altra condanna divenuta definitiva nel 2013.

Sempre in continuazione con un’altra condanna, definitiva nel 2006, in appello fu rideterminata in 16 anni la pena per Ignazio Lombardo. Soprannominato “il capitano”, il 51enne è il nipote del defunto Antonino Bonafede, padre dell’ergastolano ed ex reggente della famiglia di Marsala, Natale Bonafede. A Lombardo il gup aveva inflitto 12 anni.

Per Aleandro Rallo, 29 anni, nipote di Vito Vincenzo, in appello la pena fu ridotta a 8 anni; per Michele Lombardo,  imprenditore edile di 60 anni, da 12  si passò a 8 anni. Limata di 8 mesi (12 anni e 8 mesi in primo grado) anche la pena per Vincenzo D’Aguanno, di 62 anni. È ritenuto uno dei due “colonnelli” della cosca. Per il 56enne Nicolò Sfraga, considerato braccio destro di Vito Vincenzo Rallo, 11 anni e mezzo (14 anni in primo grado). Dieci anni, invece, per Giuseppe Giovanni Gentile, di 48 anni.

La pena fu aumentata invece a Calogero D’Antoni, 40 anni: da 9 anni di reclusione a 13 anni e 4 mesi. Per altri due imputati la Corte d’appello confermò le pene del primo grado: 12 anni per Simone Licari, 63 anni; 5 anni e 4 mesi per Massimo Salvatore Giglio, 46. Quest’ultimo processato per concorso in associazione mafiosa e favoreggiamento.

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