Sono nove gli arresti eseguiti stamani a Palermo dalla Polizia, otto in carcere e uno ai domiciliari. Gli indagati sono ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsione con l’aggravante del metodo mafioso ed intestazione fittizia di beni. Ad emettere l’ordinanza il G.I.P del capoluogo su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica.
Il provvedimento restrittivo scaturisce dalla complessa indagine avviata dalla Squadra Mobile della Questura di Palermo e dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, nel 2020. L’indagine, coordinata dalla locale Procura della Repubblica – DDA, ha consentito di ipotizzare l’organigramma delle famiglie mafiose del mandamento della Noce/Cruillas. Questo comprende le famiglie mafiose della Noce, Cruillas/Malaspina ed Altarello.
Le indagini hanno permesso di raccogliere importanti elementi indiziari nei confronti di Pietro Tumminia, detto “Pierone”. È ritenuto dal GIP figura apicale del clan e capo della famiglia mafiosa di Altarello. La sua remissione in libertà, nel dicembre 2020, avrebbe consolidato gli equilibri e i ruoli all’interno della famiglia mafiosa di Altarello. Questo anche grazie alla compattezza e alla solidità del legame esistente tra Tumminia e gli altri sodali.
Dalle indagini, inoltre, è emerso che Tumminia, già dopo pochi giorni dalla sua rimessione in libertà, avrebbe ostentato immediatamente il suo ruolo di capo della famiglia di Altarello, attraverso la gestione delle dinamiche criminali riguardanti il suo territorio, senza che detta autorità venisse posta in dubbio dagli altri sodali.
Gli odierni indagati sarebbero ritenuti coinvolti nella gestione di attività criminali esercitate all’interno del mandamento. In particolare, la riscossione del pizzo in danno di esercenti di attività commerciali, artigiani e imprenditori di zona. In tale contesto sarebbero emersi anche casi di autorizzazione preventiva, fornita dal clan, per l’avvio di iniziative economiche nella zona d’influenza.
Tra gli indagati figura anche un incensurato artigiano palermitano, rintracciato a Pantelleria, destinatario della misura degli arresti domiciliari. Nonostante si occupasse della sua attività di falegname, di fatto, sarebbe risultato un esattore del pizzo della famiglia mafiosa di Altarello.
Oltre ai provvedimenti cautelari personali, la Squadra Mobile ha sequestrato un parcheggio a pagamento nel quartiere Noce. Dagli indizi raccolti risulterebbe riconducibile formalmente ad un prestanome ma di fatto nella disponibilità dello stesso Tumminia.
Gli arrestati in carcere sono: Giacomo Abbate, 33 anni; Paolo Castelluccio, 39 anni; Giovanni D’Alba, 68 anni; Daniele Formisano, 48 anni; Tommaso Sciacovelli, 44 anni; Pietro Tumminia, 51 anni; Antonino Tognetti, 27 anni; Felisiano Tognetti, 51 anni. Ai domiciliari, invece, Paolo Gulotta, 75 anni.
A commentare gli arresti di stamani anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. “L’operazione della Polizia di Stato, che ha portato all’arresto di nove persone, tra le quali il boss di Altarello ed esponenti dei mandamenti di Noce e Cruillas, mette in luce ancora una volta come sia ancora forte l’influenza della mafia nel tessuto economico di alcune aree della città“.
“Decisiva risulta essere – continua Lagalla – in questo contesto, la costante attività di indagine della Direzione distrettuale antimafia, della Procura della Repubblica di Palermo e delle Forze dell’ordine, in questo caso della Squadra mobile della Questura di Palermo, che ringrazio per l’importante azione di repressione nei confronti della criminalità organizzata”.