Mafia, 31 arresti a Palermo, generale De Liso: “Mandamento di Ciaculli saldo nelle tradizioni di Cosa Nostra”

Il mandamento, storicamente governato dalla famiglia Greco, “mantiene ancora i legami sul territorio attraverso il controllo dei terreni, dell’irrigazione, ma comunque non disdegna di guardare altrove, ai nuovi investimenti”

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Duro colpo alla mafia a seguito dell’operazione congiunta di Polizia e Carabinieri, che stamani a Palermo ha portato a 31 arresti (QUI I NOMI). 29 indagati sono in carcere, 2 agli arresti domiciliari; tutti sono ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, detenzione e produzione di stupefacenti, detenzione di armi, favoreggiamento personale e estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

Le indagini hanno permesso di acquisire gravi indizi in ordine all’attuale organigramma delle famiglie mafiose attive nell’ampio contesto criminale del mandamento di Brancaccio. Questo comprende le famiglie mafiose di Brancaccio, Corso dei Mille e Roccella.

Mafia e controllo del territorio

“Un duro colpo al mandamento di Ciaculli – sottolinea il Generale di Brigata Giuseppe De Liso, Comandante Provinciale Carabinieri Palermo -. Un mandamento storicamente governato dalla famiglia Greco. Un mandamento che non disdegna ancora oggi di tenere salde le tradizioni di Cosa Nostra sul controllo del territorio, sulla gestione delle acque ma soprattutto sulla sensaleria, nella compravendita di terreni. Una mafia che mantiene ancora i legami sul territorio attraverso il controllo dei terreni, dell’irrigazione, ma che comunque non disdegna di guardare altrove, ai nuovi investimenti, scommesse clandestine e traffico internazionali di stupefacenti”.

Edilizia, la nota di Ance Palermo

Come spiega il Comandante dei Carabinieri, è ampio il quadro tracciato dalle indagini finora condotte (QUI TUTTI I DETTAGLI). Nel vasto raggio d’azione degli indagati, si inseriscono anche 50 episodi estorsivi ai danni di commercianti.

Sull’operazione antimafia è intervenuto anche Massimiliano Miconi, presidente di Ance Palermo.  Questi ha sottolineato che “la presenza capillare sul territorio delle Forze dell’Ordine abbia dimostrato che è possibile smantellare organizzazioni mafiose che continuano a perpetrare vecchi schemi estorsivi e prevaricatori ai danni di imprese e lavoratori”.

“Il sistema Ance – precisa Miconi – si è dotato di un codice etico proprio per avere uno strumento efficace contro il malaffare. Abbiamo sottoscritto un protocollo di legalità con la Prefettura e proprio nei giorni scorsi abbiamo riunito nella nostra sede i rappresentati delle Forze dell’Ordine a Palermo per ribadire l’impegno alla trasparenza, alla formazione ed al rispetto della legalità nell’edilizia pubblica e privata, sottolineando la concreta volontà di improntare il lavoro delle nostre imprese alla sicurezza, alla legalità, alla formazione. È sempre alta la nostra attenzione – conclude il presidente di Ance Palermo – ed il nostro invito a denunziare, affidandosi alla professionalità di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia, unico baluardo di protezione e legalità”.

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