La Procura di Palermo ha chiesto una condanna a 11 anni e 6 mesi di carcere per Pino Maniaci, il direttore di Telejato che da anni porta avanti battaglie antimafia. Accusato nel 2016 di estorsione e diffamazione nell’ambito dell’operazione Kelevra, la sua posizione venne stralciata poiché nei reati contestati non vi era l’aggravante della mafia. L’estorsione sarebbe stata commessa, per un importo di 366 euro, nei confronti dell’allora sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, e di Salvatore Lo Biundo, allora sindaco di Partinico. A Maniaci viene contestato anche di aver imposto a un assessore di Borgetto l’acquisto di duemila magliette col logo della sua emittente.
Mentre la diffamazione è stata contro il giornalista Michele Giuliano, Nunzio Quatrosi e il pittore Gaetano Porcasi. Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Terranova. La prossima udienza è stata fissata per il 12 gennaio 2021 data in cui è attesa pure la sentenza. Maniaci è difeso dagli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino; quest’ultimo ritiene “esagerata ed infondata la pena richiesta dal pm che, durante la requisitoria ha riportato atti di indagine già capovolti durante il processo.
Contattato dalla redazione di Palermo Live, il giornalista commenta la richiesta a 11 anni e 6 mesi della Procura del capoluogo siciliano.
“La mia sarà una dichiarazione volutamente breve in quanto desidero commentare a sentenza avvenuta – esordisce Maniaci intervistato da Palermo Live. Credo che, alla luce di quanto dichiarano i miei legali, il Pubblico ministero si sia visto un altro film. Tutte le accuse che la Procura e il Pubblico ministero hanno fatto nei miei confronti, si sono letteralmente sgretolate durante quattro anni di inchieste. E mi riferisco in primis alla ritrattazione degli addetti ai lavori. Come nel caso dell’ex sindaco di Partinico, il quale ha affermato in aula di non avere mai detto ciò che era stato scritto negli atti d’accusa, bensì di avere affermato esattamente l’opposto. E comunque, che in tutta questa faccenda ci sia qualcosa di strano se non addirittura di grave è dovuto ad ulteriori aspetti. Mi riferisco ad esempio al capitano dei carabinieri. Lui, che si configurò come uno dei miei più acerrimi nemici, pronto a braccarmi come un segugio per mare e per terra per cercare di trovare lacune nel mio operato”.
“Paradossale – afferma Maniaci – se si considera che fu lo stesso Capitano ad affermare che i miei servizi sui vari sindaci, sia di Borgetto che di Partinico, erano sempre orientati contro e mai a favore. Per cui viene a cadere lo stesso meccanismo del “do ut des” tipico delle presunta estorsione che mi è stata imputata. Ragionamento che trova ulteriore conferma alla luce di ciò che ha detto stamattina la Procura. Un’affermazione che reputo molto grave. Parole in cui si cerca di fare apparire vittima l’ex sindaco di Borgetto, De Luca, il cui Comune è stato sciolto per mafia. Ma non solo. Visto che il Tar del Lazio ha confermato la sua contiguità con i mafiosi di Borgetto tanto da confermarne lo sciogliemento rigettandone il ricorso.
“Da quì si evince chiaramente la stonatura alla quale ho precedentemente fatto riferimento. Resa clamorosa da una condanna nientemeno a 11 anni e mezzo, come se il sottoscritto fosse un mafioso di non so quale tacca. In buona sostanza – prosegue Maniaci intervistato da Palermo Live – , un esempio lampante della confusione che regna sovrana e dei deboli argomenti che hanno nelle mani coloro i quali mi additano quale colpevole.”
Maniaci fa anche riferimento alla storia della donna per la quale avrebbe chiesto a Salvo Lo Biundo, ex sindaco di Partinico un contratto a termine per farla lavorare al comune. Un favore che, unito alla richiesta di piccole somme – 200-300 euro -, assicurava al sindaco di non trasmettere nella sua emittente quelli che definiva scoop che avrebbero potuto danneggiarlo (stesso discorso per il primo cittadino di Borgetto). “Secondo l’obbligatorietà dell’azione penale, un pubblico ministero, un carabiniere o qualsiasi persona viene a conoscenza che c’è un reato, deve necessariamente agire di conseguenza denunciandolo. Il sindaco di Partinico sa di avere assunto una persona in nero al Comune e il peccatore sarei io? Basta questo per confermare ulteriormente quanta poca chiarezza aleggi in tutta questa vicenda. L’auspicio è che con la sentenza venga a galla la verità.”
“Sono stato tirato in ballo in un processo contro mafiosi – commenta amaro Pino Maniaci. Ho dovuto subire il fango e il dileggio oltre che l’ingiusto attacco su delle cose prettamente private. Sono consapevole che la Procura, pur sapendo di avere sbagliato non chiederà mai scusa. E’ la storia che lo insegna. Quando la Giustizia, quella chiaramente malsana, azzanna una preda non la molla neanche davanti all’evidenza. E di casi del genere in Italia ce ne sono stati e ce ne saranno ancora tanti. Fa parte del costume di questo Paese. Ma questo non significa che bisogna accettare certe decisioni senza combattere fino all’ultimo affinchè la verità venga a galla”.