Masterchef 10, non si ferma il sogno della palermitana Azzurra
La palermitana Azzurra D’Arpa è arrivata ad un passo dal sogno di vincere la decima edizione di Masterchef, il programma tv più ambito da tutti gli aspiranti chef. Azzurra è giunta fino alle semifinali, arrivando quinta. Le abbiamo chiesto di raccontarci delle sue origini e delle sue esperienze prima dell’avventura nel talent show culinario, e descrivere le sensazioni e le emozioni che ha provato nell’esperienza con i giudici e i compagni della Masterclass. E infine, quali sono le sue intenzioni per il prossimo futuro.
Chi è Azzurra D’Arpa e da dove viene la sua passione per la cucina?
Azzurra D’Arpa è una ragazza che ha tanta voglia di conoscere. Terminata la scuola ho fatto subito le valigie e mi sono trasferita in Inghilterra per apprendere la lingua. Poi, tornata in Italia ho fatto il corso da croupier, e così ho iniziato a viaggiare. Sono ritornata in Inghilterra, e da li la mia fame di conoscere mi ha portato ad imbarcarmi e viaggiare. Ho lavorato per una decina di anni a bordo delle navi da crociera e poi di nuovo in Inghilterra, perché a Londra si prospettava una carriera diversa.
Ho sempre avuto la passione per la cucina, che mi è stata trasferita dai nonni, e poi in seguito anche da mamma e papà. Ci sono episodi legati alla cucina di quando ero piccola, ad esempio fare la martorana con la nonna, oppure gli hamburger con mamma e papà. E poi i viaggi e il cibo si sono uniti dando vita a una cucina che va un po’ oltre la tradizione di piatti come lasagne, tortellini o caponata. Mi piace molto sperimentare, unire i sapori conosciuti in giro per il mondo a quelli di casa.
Come sei arrivata a pensare di fare Masterchef?
Mi sono dedicata alla cucina molto di più quando ho vissuto a Londra. Trovavo tutti gli ingredienti che avevo conosciuto nei miei viaggi, che sono difficilmente reperibili in Sicilia. In nave è impossibile cucinare, quindi ci ho dato veramente sotto quando ero in Inghilterra. Il sogno di fare Masterchef c’è sempre stato, all’inizio guardavo gli altri e pensavo di non essere pronta. In seguito mi sono detta: “Io le so fare le cose, magari non conoscerò le ricette dei grandi chef stellati ma io me la cavo. Proviamo, al massimo possono dirmi di no”. Poi ho ricevuto la telefonata dello chef Locatelli, che mi invitava ai live cooking a Milano, e lì è stato bellissimo, già a partire dal pensiero del piatto da dover portare”.
Tra le tue origini e i tuoi viaggi, cosa è emerso di più nella tua esperienza a Masterchef?
A Masterchef le basi di casa mi sono servite, ma di più ho messo i sapori conosciuti in giro per il mondo. Ricordo ancora quando Cannavacciuolo mi disse che lo avevo riportato in Inghilterra. Anche lo chef Jeremy Chan, quando ho vinto una prova, ha detto che gli ho fatto fare un viaggio tra Vietnam e Sudamerica. Sentire queste parole da chef di un certo peso come loro mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto capire che ce la posso fare.
Dal punto di vista caratteriale, hai parlato in trasmissione di una “corazza” che strada facendo hai tolto mostrando la vera Azzurra
La corazza credo si sia formata pian pianino negli anni, il lavoro al casinò è tosto, tu devi dare un servizio ma la gente viene con un quantitativo di soldi che non sa se porterà a casa o perderà. Molti giocatori sono verbalmente aggressivi e tu non puoi farti abbattere, devi essere al tavolo gentile e allo stesso tempo non farti sovrastare dal giocatore. Quindi la corazza si è formata e ora fa parte di me, ma sotto c’è Azzurra, che si emoziona e si commuove anche guardando una pubblicità...
Tra i giudici chi ti ha colpito di più? Chef Barbieri è davvero così “severo” come si vede in tv?
Tra i giudici chi mi ha colpito di più è stato chef Cannavacciuolo, io l’ho sempre definito “il gigante buono”, perché lui non ha bisogno di parole, con uno sguardo ti fa capire tutto. Per quanto riguarda l’essere severi, ci sta che tutti i giudici siano un po’ severi con noi, perché comunque vogliono insegnarci, vogliono spronarci per andare avanti, ma non sono così cattivi. Chef Barbieri ad esempio è sempre stato lì a sottolineare che devo migliorare l’impiattamento, magari me lo diceva a modo suo, ma non con cattiveria, era un modo per spronarmi, ed è servito. Infatti tornavo a casa e mi mettevo a fare prove di impiattamento, perché sapevo che non ero brava, e quindi dovevo assolutamente migliorare.
Tra i compagni di avventura, chi sono i più simpatici e chi sono i più antipatici?
Di base antipatie non ce n’erano. Eravamo in ventuno, andare d’accordo con tutti è impossibile, ma ci siamo sempre rispettati a vicenda. Io ho legato di più con Antonio, Federica, Alessandra ed Igor, ma il bello di questa amicizia è che, pur essendo all’interno di una competizione, studiavamo insieme ed eravamo lì a spronarci l’un con l’altro, e questa è una cosa fondamentale. Per me che sono abituata a stare in viaggio è stato più facile ambientarmi, ma per molti non abituati a stare fuori casa per tanto tempo ritrovarsi una spalla o degli amici è stata una cosa bellissima. Questi rapporti di amicizia non sono stati montati per il programma ma sono nati realmente e continuano ad esistere.
In finale facevi parte della “tifoseria” di Antonio, ma alla fine ha trionfato Aquila. Secondo te, ha vinto il migliore?
Avrei voluto assaggiare tutti e tre i piatti per poter dare la mia opinione. Il mio tifo era tutto per Antonio, lui mi vede come una sorella maggiore ed io come un fratellino minore. A prescindere dal vincere o perdere le sfide, eravamo sempre lì l’uno per l’altro. Ma alla fine i giudici hanno assaggiato tutti i piatti e hanno proclamato il vincitore, quindi la vittoria di Aquila è meritata.
Passiamo alle note dolenti, il piatto con cui sei uscita. Tutta colpa di un eccesso di cipolla…
Nelle prime due prove ho perso la testa, il controllo, il focus. Nell’ultima prova credevo di aver fatto un buon lavoro, ero felice della cottura della lepre. Tuttavia, pur sapendo che i giudici volevano vedere le nostre origini nel piatto, in quell’occasione mi sarei dovuta limitare ai quattro ingredienti che mi erano rimasti, e quindi avrei dovuto moderare l’uso della cipolla. Ahime, da siculi la cipolla in agrodolce la mangiamo a colazione, e quindi, dai, è andata così.
Sei arrivata comunque ad un passo dalla finale. Ti aspettavi di arrivare così lontano?
All’inizio no, devo essere sincera. Speravo di arrivare più lontano possibile ma non pensavo di uscirne come semifinalista. Poi, quando siamo arrivati ai top ten mi sono detta “Siamo in dieci, tre vanno in finale, mi sa che qualche possibilità c’è”. E infatti poi ho messo la quarta e ho vinto delle gare, anche nelle prove esterne in squadra, ho avuto tanti complimenti e più volte sono stata chiamata tra i primi tre. Lì ho capito che era fattibile arrivare in fondo e ho iniziato a crederci molto di più.
Dal presente al futuro, tornerai sulle navi da crociera o proseguirai con la cucina? Cosa farà Azzurra D’Arpa da grande?
Ho appena rifiutato la proposta di tornare sulle navi a maggio. Voglio dedicarmi alla cucina e vedere se veramente riesco a realizzare il sogno che ho di girare il mondo con il mio furgoncino “food truck”. Nel frattempo ci sono altri progetti con il gruppo di amici con cui ho legato nella Masterclass, e anche la realizzazione di video-tutorial per fare capire alla gente che se non si ha a disposizione un ingrediente non ci si deve fermare, ma si può creare un piatto cambiando qualcosa e trovando comunque gli stessi aromi, gli stessi sapori.