Tripla eliminazione e giochi di equilibrio, frollatura del pesce e filetto alla Wellington sono gli ingredienti della settima puntata di Masterchef 11.
La settima puntata di Masterchef si apre con il verdetto del pressure test di Trieste della scorsa settimana tra Bruno e Christian. Bruno, il rocker dj italo-inglese, è eliminato e deve così abbandonare la cucina di Masterchef; Christian, invece, si salva ancora una volta in calcio d’angolo.
La golden mistery box fa crescere la tensione all’interno della cucina di Masterchef perché la cucina, così come la vita, è una questione di equilibrio. La scatola misteriosa, svelata dai giudici Locatelli, Cannavacciuolo e Barbieri, contiene due gruppi di cinque ingredienti: da un lato i sapori forti di ingredienti come l’aringa salata, la carne di pecora, il jalapeno, il peperone rosso e il formaggio francese Pont-l’évêque, dall’altra parte i toni delicati del carosello, del cottage cheese, dei lamponi, dell’ombrina e della salicornia.
“Il diavolo e l’acqua santa”. Locatelli definisce così i due gruppi: il primo ha sapori decisi e spinti, il secondo sapori tenui. I concorrenti devono trovare il giusto equilibrio tra gli ingredienti, smorzando i primi e accentuando i secondi.
Allo scadere dei 45 minuti, i giudici assaggiano i piatti di Pietro, Lia, Federico, Mime, Tracy e Polone. Secondo il loro insindacabile giudizio, sono i migliori per il lavoro svolto durante la preparazione e per l’impiattamento. Conquistano tutti un posto in balconata, evitando così l’invention test, tranne il palermitano Pietro, il cui piatto era bello ma con qualche pecca di esecuzione: l’eccessivo pangrattato sull’involtino di ombrina ha coperto i sapori.
Lo “chef marinaio” Lele Usai, esperto di trasformazione del pesce, una stella Michelin con il suo ristorante Il Tino a Fiumicino, è l’ospite d’onore della serata. Pietro resta comunque uno tra i migliori della prova, ottenendo così un vantaggio sull’invention test. Chef Usai spiega a Pietro tutti i segreti della frollatura del pesce e la modalità di preparazione dei suoi due piatti della serata. Il “Nautilus“, il mollusco noto per la forma a spirale, che rimanda alla sequenza di Fibonacci, è riproposto nel piatto grazie alla disposizione delle fettine sottili di pesce. Il “Pesce di roccia” è composto, invece, da sarago, alghe marine, estrazione di salicornia e finocchio, garum di arzilla.
Dopo aver assaggiato i piatti e fatto domande, Pietro sceglie il Nautilus e lo assegna a Carmine, Elena e Nicky. a chi attribuirlo. Invece, attribuisce il pesce di roccia a Dalia, Tina, Mery e Christian.
L’alta difficoltà della prova mette in crisi tutti gli aspiranti chef. Dalia risulta la migliore, con i complimenti di Cannavacciuolo: “Ho avuto la fortuna di assaggiare prima il piatto dello chef e adesso mi sembra di stare continuando a mangiare quello”. Tra i peggiori finisce lo stesso Pietro, che non ha saputo sfruttare il vantaggio che aveva, e Mery, che non fa in tempo a unire due salse al momento di impiattare. Quest’ultima è costretta ad abbandonare la scuola di Masterchef.
Lo Skill Test, che prevede tre step per la salvezza, è dedicato alla carne e ai suoi derivati. Il primo step consiste nella preparazione di una Tartare, piatto icona degli anni ’80 che permette di esaltare al meglio la materia prima, come spiega Barbieri. Il protagonista del secondo livello è il Filetto alla Wellington, preparato e spiegato da Giorgio Locatelli. Al terzo step restano soltanto Nicky Bryan e Tina, i due bocciati nella prova del filetto alla Wellington.
Per loro una nuova sfida, basata su un piatto a piacere, che si deve però ispirare a quello di Antonino Cannavacciuolo dedicato al quinto quarto. Lo chef stellato di Villa Crespi mostra la sua “Millefoglie di lingua e animelle”. Il piatto di Nicky prevale per senso estetico ed equilibrio di gusto. Tina è eliminata e ringrazia i giudici per averle fatto ritrovare l’autostima.