Dopo l’arresto di lunedì mattina è stato subito disposto il 41 bis per il superlatitante Matteo Messina Denaro che si trova rinchiuso nel carcere dell’Aquila. L’istituto penitenziario ha già visto tra le sue mura figure particolarmente note del mondo malavitoso. Alcuni esempi sono Leoluca Bagarella, Raffaele Cutolo, Francesco Schiavone, Felice Maniero. A ciò si aggiunge anche il fatto che in città ha sede un buon centro oncologico, elemento di non poco conto data la patologia che affligge il boss trapanese.
Come spiegato lunedì in conferenza stampa dai carabinieri, le condizioni di salute di Matteo Messina Denaro sono state dichiarate “compatibili con il carcere”. “Sarà sottoposto da subito al 41 bis”, avevano aggiunto i militari, sottolineando che “continuerà comunque ad essere curato come tutti i cittadini”.
I detenuti condannati al 41 bis sono posti in isolamento. Non possono avere contatti con i carcerati in regime ordinario e non hanno gli stessi spazi. Nel caso ad esempio di Messina Denaro sarà in una cella grande non più di dieci metri quadrati nel supercarcere dell’Aquila.
Sul muro della cella è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento della primula di Castelvetrano. Il boss è controllato 24 ore su 24. La tv nella cella ha i canali bloccati per impedire di ricevere messaggi in codice.
Il 41 bis si applica non solo ai responsabili di delitti mafiosi ma anche a chi commette reati di riduzione in schiavitù e tratta delle persone, prostituzione minorile, pedo-pornografia, sequestro di persona per rapina o estorsione, violenza sessuale di gruppo, associazione finalizzata al contrabbando di tabacchi o al traffico di stupefacenti. Nel 1992, dopo la Strage di Capaci, il Parlamento estese la possibilità di applicare il 41 bis anche per i responsabili dei reati di mafia. Un modo per tagliare i rapporti tra il detenuto e la sua organizzazione criminale.
Sono diverse le restrizioni previste dal 41bis come spiega l’avvocato Scimone a Palermo Live: “Si tratta di un regime di carcere molto restrittivo che può sollevare principi di incostituzionalità, soprattutto in casi di limitazioni di salute del detenuto. Ci sono però carceri che prevedono spazi dove poter curare il detenuto malato in modo da evitare spostamenti fuori dal carcere del detenuto per questione di ordine pubblico”. Qualche giorno fa Messina Denaro ha iniziato il suo primo ciclo di chemioterapia in carcere sottoponendosi alle prime terapie presso l’ambulatorio realizzato ad hoc nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila, dov’è detenuto.
“A volte sono previste limitazioni dei colloqui con i familiari e anche con l’avvocato difensore – spiega l’avvocato Scimone -. Controlli anche sulla posta che deve essere vidimata dal Consiglio dell’Ordine e sulla comunicazione al telefono”. I colloqui con i familiari hanno scadenza mensile e durano un’ora al giorno. Avvengono in un’area speciale dove detenuto e parente sono divisi da dei vetri per evitare contatto fisico. Questo non è previsto per gli incontri con i figli ed i nipoti minori di 12 anni. Tutti i colloqui visivi e telefonici vengono registrati previa autorizzazione dell’Autorità giudiziaria.
Vietata la spedizione o la ricezione di denaro all’interno del carcere. Il detenuto può ricevere soldi solo in occasione dei colloqui visivi o tramite vaglia postale per un limite di 500 euro mensili e 150 settimanali. Escluse le corrispondenze e gli acquisti di farmaci.