Irreperibile dal 1993, una latitanza nient’affatto sacrificata stando ai resoconti dei pentiti, è riuscito a “farla franca” per anni cambiando molti nomi: Ignazieddu, Diabolik (come il suo fumetto preferito), “U bene”, per via della devozione, “Alessio”, come si firmava nei pizzini pieni di rispetto ritrovati nel covo di Montagna dei Cavalli dopo dell’arresto di Bernardo Provenzano. E infine Andrea, il nome scelto per curarsi a Palermo.
La stessa Palermo in cui, nel 2010, si recò per assistere ad una partita di calcio. Era il 9 maggio ed il Palermo si apprestava a scontrarsi contro la Sampdoria per conquistare l’accesso alla Champions League.
La presenza dell’erede di Riina e Provenzano, con tanto di maglia rosa nero, era legata a un summit di mafia che si sarebbe svolto proprio quel giorno per pianificare le strategie di Cosa Nostra. A raccontare il retroscena che ha dell’incredibile, secondo quanto ha riportato il quotidiano La Repubblica, era stata la stessa fonte che diversi mesi prima aveva lanciato l’allarme circa il pericolo di nuovi attentati alla squadra mobile e al palazzo di giustizia di Palermo.