Dopo due mesi di guerra, i russi non concedono alcuna tregua umanitaria, nemmeno in occasione della Pasqua ortodossa. Continua senza sosta l’offensiva nel Donbass, mentre numerosi raid tornano a colpire anche Odessa, facendo strage di civili. Tutto questo dopo le minacce del comando militare di Mosca, nelle parole del generale Rustam Minnekayev. Ha rivelato che la Russia non vuole solo il Donbass ma tutta l’Ucraina meridionale, fino alla Transnistria, repubblica separatista filorussa in territorio moldavo. Ciò renderebbe disponibile per i russi un corridoio terrestre verso la Crimea. Ma nel mezzo c’è Odessa. Per questo la città portuale sul Mar Nero ieri è tornata nel mirino delle forze armate di Vladimir Putin. L’agenzia di informazioni ucraina Nexta ha comunicato che Odessa è stata colpita da missili che hanno distrutto “impianti infrastrutturali”.
L’attacco, compiuto nelle prime ore del pomeriggio, ha provocato almeno 6 morti, tra cui un neonato di tre mesi, e 18 feriti. Nella zona del porto sono tornate a risuonare insistenti le sirene d’allarme, e la popolazione invitata a rifugiarsi nei bunker. Secondo il Comando aereo meridionale ucraino, i bombardieri strategici russi Tupolev Tu-95 hanno sparato dal mar Caspio sei missili da crociera. La contraerea ne ha intercettati due, ed ha distrutto anche due droni nemici, utilizzati per correggere la traiettoria dei razzi. Ma altri quattro hanno colpito infrastrutture militari ed edifici residenziali, tra cui un palazzo di 14 piani, provocando morti e feriti. A Mariupol, intanto, continua la lenta agonia degli intrappolati tra i tunnel di Azovstal. Sull’impianto siderurgico sono ripresi i bombardamenti, nonostante l’annuncio di Vladimir Putin sulla rinuncia alle tattiche. E ancora una volta, i russi non hanno concesso nessuna via di fuga alle centinaia di civili bloccati nell’acciaieria, tra cui molte donne e bambini anche neonati, come del resto alle migliaia di abitanti della città che attendono da settimane l’apertura di corridoi umanitari.