Per contagi Covid la Sicilia è la peggiore fra le regioni italiane, tanto che è stata la prima a tingersi di giallo. Conseguenza degli ingressi Covid negli ospedali e dell’incremento nella terapie intensive. Ma nell’elenco dei primati c’è una new entry: Palermo è in vetta tra le province d’Italia per infezioni quotidiane, che sono salite a 343, seguendo un andamento costante negli ultimi 10 giorni. A Ferragosto nel capoluogo c’erano 200 casi giornalieri, salendo poi sempre di più. Basti pensare che ad inizio luglio il rapporto tra positivi e popolazione aveva toccato i 4,3 contagi ogni 100mila abitanti, e che, nelle ultime ore, ha raggiunto quota 178 ogni 100mila. Niente di allarmante. Il 9 aprile c’erano 275 casi ogni 100mila, e furono quelli che indussero la Regione ad emettere l’ordinanza della zona rossa.
Antonio Cascio, direttore dell’Uoc Malattie infettive del Policlinico, ha detto al Giornale di Sicilia che i dati attuali «devono far riflettere, e non sono certo destinati a scendere, perché il picco non è stato ancora raggiunto». Ma come spiegare l’escalation dei livelli epidemiologici toccati nel Palermitano, così come a Catania, terza in Italia? Cascio ha puntato il dito su tre fattori. «Il flusso turistico ─ ha detto ─, che a cavallo di Ferragosto e subito dopo è andato ad aumentare. Ma anche del calo della percezione del rischio e, soprattutto, l’incidenza degli abitanti vaccinati, più virtuosa al confronto con altri territori siciliani, ma non ancora sufficiente, rispetto alla densità di popolazione, ad arginare la circolazione del virus. E non sarà certo la zona gialla a frenare l’impennata, per ché rispetto al bianco cambia poco. L’unica soluzione è rendere obbligatoria l’immunizzazione».