Dopo essere stata duramente criticata per non aver lasciato la Russia, la multinazionale svizzera Nestlé, attiva nel settore alimentare, ha subìto un attacco hacker mediatico ed informatico da Anonymous. Sono stati rubati circa 10 giga di dati, tra e-mail e password dei clienti. È una risposta alla decisione del colosso del food di non lasciare la Russia. Sabato scorso aveva ricevuto le critiche del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in collegamento con Berna, aveva ricordato il famoso slogan della multinazionale “Buona vita. Buon cibo”. Chiara l’intenzione di criticarla per non aver lasciato il territorio russo, persino ora “che ci sono minacce ad altri Paesi europei” ed anche “un ricatto nucleare”.
Comunque la Nestlé in questa decisione non è sola. Ci sono altre aziende occidentali hanno deciso di non abbandonare la Russia. Non vanno via le catene di fast food Burger King e Subway. La prima è impossibilitata a farlo perché gli 800 ristoranti presenti sul territorio sono gestiti in franchising da un’azienda russa. La Subway, invece, non chiuderà i ristoranti, ma ha promesso che donerà i profitti per attività umanitarie in Ucraina. Anche la catena della grande distribuzione francese Auchan resta: la Russia è il suo terzo mercato di riferimento. E le assicura il 10% dei ricavi totali dei suoi 311 punti vendita. Stessa decisione per Danone con i suoi 8mila dipendenti. Non va via nemmeno Leroy Merlin, azienda francese operante nella grande distribuzione specializzata in bricolage e fai-da-te. In Russia ha 112 punti vendita.
Ma resta anche società di articoli sportivi Decathlon, con 60 punti vendita. La lista delle società che restano in Russia si allunga con il nome di Renault, la casa automobilistica francese che in Russia controlla il marchio Avtovaz. Restano, molto criticati come gli altri, anche il gruppo francese di servizi finanziari Socgen, il produttore di beni di largo consumo Unilever, il colosso della chimica tedesco Bayer, il colosso farmaceutico francese Sanofi. Una delle motivazioni che spingono la maggior parte delle imprese occidentali a restare in Russia è il bene dei propri lavoratori. Basti pensare che i dipendenti Auchan in Russia sono 30mila e quelli della Renault 40mila.
La Nestlé ha risposto alle critiche dichiarando: “Abbiamo significativamente ridotto le nostre attività in Russia: abbiamo fermato tutto l’import e l’export dalla Russia, ad eccezione dei prodotti essenziali. Non facciamo più investimenti né pubblicizziamo i nostri prodotti. Non facciamo profitti dalle nostre restanti attività. Il fatto che, come altre società alimentari, riforniamo la popolazione con importanti alimenti non significa che continuiamo come prima”.