Omicidio Burgio: fermo convalidato, la deposizione di Romano non convince

Secondo l’accusa si tratterebbe di omicidio premeditato

Burgio

La tesi della “legittima difesa”, avanzata da Domenico Romano per giustificare l’omicidio di Emanuele Burgio, non convince. Così colui che stamane ha effettuato la deposizione rimarrà in carcere, insieme al fratello Matteo, dichiarato autore dell’omicidio del 26enne, e al figlio Giovanni Battista.

Secondo Domenico Romano la notte tra domenica 30 e lunedì 31 maggio Emanuele Burgio avrebbe minacciato, insieme ad altre persone armate di mazza, suo figlio e la sua famiglia con la frasevi scippo la testa e ci gioco a pallone”. Così il fratello, Matteo Romano, sarebbe intervenuto a protezione dei propri parenti, sparando per difenderli e uccidendo il 26enne in via dei Cassari, alla Vucciria. Il profondo astio tra la vittima e i Romano sarebbe nato un paio di settimane fa a seguito di un sinistro stradale apparentemente di poco conto.

Il Gip che segue il caso, però, non ha considerato attendibile la ricostruzione fornita da Romano, ed ha quindi deciso di convalidare la richiesta della Procura. Secondo l’accusa si sarebbe trattato comunque di omicidio premeditato. A suffragio di tale tesi un video in possesso degli inquirenti Matteo Romano, a cui un familiare ha passato l’arma, ha dapprima sparato su Burgio e successivamente lo ha rincorso infliggendogli tre colpi con l’intento di ucciderlo.

Per i tre indagati, dunque, permane lo stato di fermo. Tuttavia, nonostante il vicino grado di parentela con il boss di Borgo Vecchio Davide Romano, ucciso nel 2011, pare che si possa escludere che il delitto sia in qualche modo connesso alla criminalità organizzata. Non appare però del tutto improbabile che vi possano essere di mezzo questioni legate alla droga, causa per la quale già Emanuele Burgio nel 2017 aveva ricevuto un capo di imputazione. La vittima, infatti, nel 2017 avrebbe fatto da corriere per portare ingenti quantità di hashish da Vicenza a Palermo.