Si sono concluse le indagini sull’omicidio di Emanuele Burgio, il ragazzo di 26 anni ucciso a colpi di pistola nel quartiere Vucciria a Palermo lo scorso maggio. In carcere, accusati del delitto, ci sono Domenico Romano insieme al fratello Matteo (colui che ha sparato) e al nipote Giovan Battista Romano. Per gli inquirenti si è trattato di un omicidio di mafia con l’aggravante della premeditazione. I pm sono pronti a chiedere il rinvio a giudizio: i Romano rischiano l’ergastolo.
Secondo Domenico Romano la notte tra domenica 30 e lunedì 31 maggio Emanuele Burgio avrebbe minacciato, insieme ad altre persone armate di mazza, suo figlio e la sua famiglia con la frase “vi scippo la testa e ci gioco a pallone”. Così il fratello, Matteo Romano, sarebbe intervenuto a protezione dei propri parenti, sparando per difenderli e uccidendo il 26enne in via dei Cassari, alla Vucciria. Il Gip, però, non ha considerato attendibile la ricostruzione fornita da Romano. Il profondo astio tra la vittima e i Romano sarebbe nato a seguito di un sinistro stradale apparentemente di poco conto.